“È indubbio che l’insicurezza economica, associata all’insicurezza fisica dinanzi a un’immigrazione su larga scala già di per sé sarebbe sufficiente per creare un certo livello di pregiudizi e di ostilità nei confronti degli immigrati e delle persone di recente immigrazione, e dei bersagli più tradizionali del razzismo, quali i rom e gli ebrei. Questo fenomeno, tuttavia, difficilmente avrebbe potuto raggiungere le proporzioni attuali in Europa senza l’intervento dei mass media, molti dei quali… hanno avuto un ruolo decisivo nel demonizzare gli immigrati e le altre minoranze, non soltanto comunicando le apprensioni e gli stereotipi che circolano tra la popolazione, ma contribuendo ad accentuarli, alimentando l’allarmismo, … accusando le autorità di permettere l’ingresso nel Paese a troppi stranieri.
La stampa scritta e audiovisiva ha contribuito notevolmente a rafforzare l’impressione che gli immigrati “approfittino” del sistema, riportando costantemente casi di frodi alla previdenza sociale di cui si sono resi colpevoli. A prescindere dal fatto che tali presunte frodi sono in parte dovute a disposizioni legali sempre più severe, che condizionano il permesso di residenza e il diritto alle prestazioni sociali a un contratto di lavoro e a un certo livello di reddito, e che frodi di questo tipo, se non più gravi, sono anche commesse dai cittadini nazionali, le notizie che enfatizzano tali reati sono accolte con particolare favore dall’opinione pubblica, poiché contribuiscono a trovare una giustificazione ai limiti imposti ai diritti sociali degli immigrati. Nella maggior parte dei casi, i protagonisti di tali vicende sono dei richiedenti asilo.
Spesso i media sembrano essere più o meno formalmente alleati dei partiti xenofobi o conservatori, che sfruttano tali paure a fini elettorali, per accusare i loro oppositori di “lassismo nei confronti della criminalità” o dell’intenzione di “spalancare le porte” a nuove ondate di immigrazione.
Numerosi studi dimostrano che sono molto più diffuse nei media delle foto di sospetti visibilmente “stranieri” o appartenenti a minoranze, rispetto a foto di persone con una fisionomia “locale”; che i reati commessi da immigrati o da membri di minoranze ai danni di cittadini di “vecchia generazione” ottengono maggiore spazio nei media rispetto a quelli commessi all’interno dello stesso gruppo etnico; che la criminalità è maggiormente sfruttata dai media in periodo elettorale che dopo le elezioni (anche quando le statistiche ufficiali dimostrano che il tasso di criminalità è calato); e che il pubblico europeo è più incline a collegare il suo timore della criminalità all’immigrazione negli anni in cui sono previsti… appuntamenti elettorali rispetto agli altri periodi, prova lampante del potere del discorso politico e dei mass media per influenzare la percezione dei fenomeni sociali da parte dell’opinione pubblica.
I media hanno pertanto enormi responsabilità nel costruire e trasmettere l’immagine dell’altro, e in particolare degli immigrati e dei loro discendenti. Ci si può chiedere perché i media esercitino spesso negativamente il loro potere. Una ragione può risiedere nel fatto che, nel contesto concorrenziale del mercato dei media dominato da gruppi commerciali privati, i giornalisti, e in particolare quelli che lavorano per dei mass media a larga diffusione o che registrano alti livelli di audience, hanno sempre minori possibilità di proseguire una formazione professionale, di effettuare ricerche approfondite o di diventare buoni conoscitori di un argomento, e sono sotto pressione per dedicare spazio e tempo alle storie più sensazionali, talvolta a scapito dell’esattezza, senza parlare della visione “equilibrata”, del contesto o di un’analisi rigorosa.
In secondo luogo, i membri dei gruppi che sono il bersaglio dei mass media hanno poco accesso ai mass media generici, poiché vi sono sottorappresentati e sono da questi generalmente ritenuti meno credibili. Al pari del settore della pubblicità, i mass media tendono a ignorare gli immigrati e le minoranze e compiono pochi sforzi per garantire una copertura dei problemi che li interessano da vicino, o per presentare il loro punto di vista su problemi di interesse generale. Per questo i giornalisti, spesso in modo del tutto involontario, contribuiscono a escludere milioni di persone dalla “conversazione nazionale”.
Ho qui ripubblicato un brano del rapporto “Vivere insieme – Conciliare diversità e libertà nell’Europa del XXI secolo” redatto per il Consiglio d’Europa da Joschka Fischer (Presidente), Danuta Hübner, Emma Bonino, Sonja Licht, Timothy Garton Ash, Vladimir Lukin, Martin Hirsch, Javier Solana e Ayşe Kadioğlu.