Tra poco si tornerà a discutere di Siria, Assad, attacchi chimici e Russia. Sta infatti per essere pubblicato un nuovo, esplosivo rapporto dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac). Secondo le anticipazioni dei giornali britannici, attribuirà all’aeronautica di Bashar al-Assad la totale responsabilità degli attacchi chimici su Khan Sheikoun (89 morti nel 2017) e su Douma (85 morti nel 2018). Già da questo, cioè dal fatto che l’Organizzazione indichi un colpevole, emerge una delle novità del rapporto. Nel 2018, infatti, l’Onu aveva modificato il mandato dell’Opac relativo alla Siria. All’Organizzazione venne dato il compito non solo di censire eventuali attacchi con armi chimiche, come avveniva in passato, ma anche di indicarne il responsabile. A questo scopo l’Opac costituì due anni fa un nuovo team, detto di Investigazione e Identificazione, e l’imminente rapporto è il primo frutto del suo lavoro.
Se le indiscrezioni saranno confermate, tornerà al centro dell’attenzione il caso di Douma. Dopo la strage, i Paesi occidentali accusarono subito Bashar al-Assad, senza aspettare le risultanze delle inchieste, e Usa, Regno Unito e Francia bombardarono diverse basi militari in Siria. La Russia, alleata del presidente siriano, rispose con una propria inchiesta che, al contrario, scagionava Assad, sostenendo che l’attacco chimico era in realtà una messa in scena dei ribelli. I risultati dell’inchiesta russa furono presentati all’Aja proprio dal generale Sergej Kikot. Ovvero dall’ufficiale che ora comanda il piccolo contingente di specialisti militari giunti in Italia per collaborare alla lotta contro il coronavirus. Anche su questo fronte, quindi, è scontato attendersi un’ondata di polemiche, visto che una parte della stampa italiana ha già presentato gli aiuti russi come un tentativo di ingerenza ostile nella politica del nostro Paese.
In realtà, non ci furono solo i russi a mettere in discussione le analisi dell’Opac a Douma. Due membri del team che operò in Siria denunciarono le procedure dell’Organizzazione, sostenendo che le risultanze tecnico-scientifiche erano state piegate alla ragione politica, che voleva Assad sul banco degli imputati. L’Opac ha poi condotto un’indagine interna, giungendo alla piuttosto prevedibile conclusione che, al contrario, erano stati i due tecnici contestatori a sbagliare in mala fede pur di sostenere una tesi pro-Assad.