DI GABRIELE SALARI – Un ministro della Ricerca e della Pubblica istruzione che viene davvero dal mondo della ricerca. Francesco Profumo, 58 anni, ex rettore del Politecnico di Torino, aveva assunto ad agosto scorso la guida del Cnr, il nostro maggior ente di ricerca, il sesto in Europa e il 23° al mondo per numero di pubblicazioni. Ora siederà su una poltrona ancora più impegnativa.
In un’intervista che ci aveva rilasciato pochi giorni fa, il professor Profumo citava Einstein a proposito del momento che stiamo vivendo: “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”.
Sottolineava il professore come in questo momento si avverta giustamente la necessità di rigore nel controllo dei conti pubblici. Parlava già da ministro: “Ciò che auspico è che accanto a questa azione se ne intraprendano altre, coraggiose e incisive, per cercare di innovare profondamente il sistema produttivo italiano, rilanciando la crescita. La ricerca e l’innovazione sono una condizione essenziale perché ciò avvenga. Bisogna allora esprimere una visione strategica ampia e di medio periodo, con cui ridisegnare la relazione tra ricerca, formazione e sistema delle imprese. Un tema su tutti può fungere da catalizzatore di risorse: l’attenzione ai bisogni dei cittadini e alle sfide della nostra società. Raccogliendo le nostre migliori forze attorno a questi obiettivi potremo innescare un circuito virtuoso di competenze e risorse. Per il bene del Paese.”
Il sistema italiano della ricerca è superiore alla media mondiale. Secondo uno studio che ha analizzato le pubblicazioni di tutte le istituzioni di ricerca, gli italiani hanno pubblicato il 12% in più rispetto alla media mondiale. La ricetta di Profumo per rilanciare la ricerca è spingere l’acceleratore sulla internazionalizzazione della ricerca, su una relazione più stretta e sinergica con i singoli territori e le loro esigenze.
Da rettore aveva aperto alla collaborazione con aziende come General Motors e Motorola e mandato i giovani ingegneri a studiare in Cina: “L’internazionalizzazione della ricerca è fondamentale per l’intero sistema. E per i ricercatori. Io dico sempre che bisogna mischiare il sangue, cioè le conoscenze e le esperienze, per crescere e imparare. Creare le condizioni affinché i ricercatori, soprattutto da giovani, possano fare esperienze all’estero o lavorare a casa propria con altri colleghi provenienti da altre parti del mondo”.
Difficile pensare che i nostri ricercatori approdati in ambiti esteri stimolanti tornino in patria, ma l’entusiasmo del neoministro nei confronti dei giovani è convincente: “Studiate sodo, fate esperienze di studio e lavoro all’estero per poi tornare in Italia e restituire al Paese quanto di meglio avete imparato”.
Alla politica la ricerca non interessa. Il nostro Paese investe in ricerca circa l’1,2% del Pil (0,7% dal pubblico – 0,5% dal privato). La media Ue si attesta a circa il 2%, di cui 0,8% pubblico e 1,2% privato, oltre il doppio rispetto all’Italia. “Le imprese, insomma, investono in ricerca quasi un terzo in meno di quanto avviene oltreconfine”, spiega Profumo. “Il numero del personale addetto alla ricerca, rispetto alla popolazione generale, è molto basso. In Italia ci sono 3,4 ricercatori ogni mille abitanti, il dato più basso in Europa (sono 4,9 in Olanda, 5,7 in Spagna, 5,8 in Gran Bretagna, 7,2 in Germania, 8 in Belgio, 8,2 in Francia, 12,2 in Svezia e 16,6 in Finlandia). È dunque evidente che la situazione vada affrontata a livello nazionale e generale con scelte eminentemente politiche”.
Nonostante sia questa la situazione, Profumo aveva iniziato il mandato di presidente del Cnr con il proposito di “studiare le modalità per definire le regole per un reclutamento programmato e sicuro dei ricercatori nel medio periodo”. Ora da ministro potrà, fare di più e meglio per l’intero comparto della ricerca che ha così bisogno di programmazione e visione strategica.
Interrogato da Famiglia Cristiana sulle sue richieste al futuro presidente del Consiglio, il professor Profumo aveva risposto così: “A tutta la politica la ricerca chiede, unita e da sempre, più fiducia e maggiori certezze. Più fiducia ricordandole che la comunità scientifica è, per antonomasia, il luogo principe della meritocrazia perché ogni ricercatore, di ogni parte del mondo, misura il proprio lavoro con quello della comunità internazionale. Maggiori certezze significa invece più risorse, laddove possibile, e soprattutto stabilità di regole e di progettualità, almeno nel medio periodo. I risultati della ricerca scientifica, infatti, non si misurano in giorni o mesi, ma in anni”.
di Gabriele Salari – Pubblicato su Famigliacristiana.it il 16 novembre 2011