CURDI, PEDINA DI SCAMBIO PER L’UCRAINA

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I protagonisti cambiano, le circostanze pure, ma uguale resta la sensazione. E cioè che il Medio Oriente venga trattato come una pedina di scambio nei giochi delle grandi potenze. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan annuncia da settimane una nuova operazione militare in Siria, dove ne ha già condotte quattro in sei anni. Dice che vuole ripulire le zone di Tal Rifaat e Manbij dai «terroristi curdi», ovvero dalle Unità di protezione popolare (Ypg) affiliate al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), per mettere al loro posto gli islamisti filo-turchi che già controllano Idlib. Quelli del Ypg non attaccano la Turchia, ma ovviamente a Erdoğan poco importa.

Ci sono molte ragioni dietro le sue decisioni. Non ultimo il tentativo di frenare il declino in vista delle elezioni presidenziali e politiche del 2023. Ma in questo momento quel che accade in Siria ha soprattutto un nome: Ucraina. Erdoğan è riuscito a piazzarsi al centro di quella crisi e ora si appresta a sfruttarla in ogni modo. La Russia sta riportando in patria parte delle truppe dislocate in Siria per impiegarle in Ucraina, e non può inasprire i rapporti con un altro grande Paese affacciato sul Mar Nero, viste tutte le tensioni che circondano i porti e i traffici (grano compreso) su quel mare. Per la Turchia non sarebbe difficile mettere in difficoltà la Russia in Siria, le basterebbe passare parola ai gruppi terroristici che da anni mantiene a Idlib.

Per gli Stati Uniti, che sono i grandi sponsor del Ypg, il discorso è analogo. Non possono scontentare troppo Erdoğan per timore che questi sposti la bilancia delle sue acrobazie diplomatiche (per esempio, vendere armi all’Ucraina e intanto comprarne dalla Russia) verso Mosca, rompendo un equilibrio che per il momento resta l’unica e fragile speranza di un ritorno alla trattativa. Quindi lo lasceranno fare, chiedendogli magari di moderare le dimensioni dell’assalto.

Quelli che non contano nulla, come da tradizione, sono i siriani, che dopo gli anni da incubo della guerra vivono ora anni disperati per la devastazione economica aggravata da sanzioni che colpiscono i cittadini e non toccano il regime. E con loro i curdi, pedoni sempre sacrificabili su una scacchiera di soli re e regine.

Pubblicato in Babylon, il blog di Terraanta.net

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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