Un primo progresso, secondo noi, sarebbe riconoscere che tali differenze esistono e hanno pure un nome: interesse nazionale. Quando aderirono all’Unione, la Polonia, i Baltici, l’Ungheria e gli altri di certo firmarono un atto di fede nella democrazia, nello stato di diritto e così via. Ma (soprattutto?) pensarono che la Ue fosse il sistema migliore per difendersi dal passato sovietico e arrivare al benessere che già premiava Paesi come la Francia, la Germania o l’Italia.
In nessun caso, quindi, mostravano inclinazione ad annullarsi o a rinnegare la propria storia. Con gli anni, poi, sono successe altre due cose. La Ue ha mantenuto la promessa relativa al benessere ma sul tema della sicurezza si è fatta superare dagli Usa. I Paesi di quello che chiamavamo Est europeo sono così diventati più ricchi e più sfrontati rispetto ai Paesi fondatori della Ue. Quello che avviene nella Ue, quindi, non è il tanto esaltato scontro tra «europeisti» e «sovranisti» ma tra Paesi fondatori e nuovi arrivati, che poi sono quasi tutti a Est della Germania. Questa spaccatura Est-Ovest è in potenza assai insidiosa. C’è però un aspetto su cui lavorare. Questo: le battaglie sui valori sono spesso la bandiera che serve a coprire questioni meno nobili.
La Polonia, per esempio, cioè il Paese sovranista del momento, non vuole sentir parlare di transizione ecologica perché il 70% della sua energia elettrica viene dal carbone. E detesta ogni forma di accordo energetico con la Russia (vedi il gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2) perché ha a lungo accarezzato il sogno di diventare l’hub gasiero d’Europa. È solo malignità pensare che, a fronte di lucrose concessioni su questi fronti, potrebbe diventare in fretta meno sovranista e più attaccata, per esempio, all’indipendenza della magistratura? E vogliamo scommettere che le parole della Von der Leyen al Consiglio europeo (in sintesi: andiamo verso le rinnovabili ma intanto il nucleare va benissimo) hanno placato gli spiriti di Orban e dell’Ungheria, che dalla centrale di Paks, gestita in collaborazione con la Russia, ricava il 50% dell’energia prodotta nel Paese?
Prepariamoci ad anni di trattative anche sui centesimi, ecco tutto. E per il resto, usiamo meglio le parole. La Le Pen o la Meloni sono sovraniste. Un polacco sovranista (come un russo o un estone) è quasi sempre solo un polacco.