Rilanciata all’improvviso da una “maggioranza” che più trasversale non si può (da Sel alla Lega Nord, passando per il Pd), la campagna per la legalizzazione della cannabis fa pian piano proseliti anche nei Comuni (vedi Torino) e appunto tra i politici.
I favorevoli hanno doverosamente esaltato l’Uruguay, che ha legalizzato i cannabinoidi un mese fa ed è quindi assurto a esempio di modernità e civiltà, e hanno applaudito lo Stato americano del Colorado dove dal 1 gennaio sono aperti 40 negozi che vendono la “maria”, legali come quelli storici di Amsterdam.
Come sempre, il comportamento degli Usa fa scuola ed è facile prevedere che se la legalizzazione prendesse piede laggiù (al momento, solo il Colorado ha fatto questo passo, e lo Stato di Washington dovrebbe arrivarci in estate; poi ci sono 21 Stati in cui il consumo di cannabis è consentito per uso medico), la pressione diverrebbe fortissima anche da noi.
L’esempio del Colorado, però, dovrebbe essere studiato con più attenzione, soprattutto da parte di chi vuole la legalizzazione. Che è cosa molto diversa dalla liberalizzazione, e proprio il Colorado lo dimostra. In primo luogo, il Colorado ha concesso le 40 licenze solo a operatori già attivi nel campo della cannabis usata per scopi medici. Questi operatori, inoltre, devono coltivare in proprio almeno il 70% della marijuana che vendono nei negozi al dettaglio. Come si vede, non è affatto una liberalizzazione: non è che uno si sveglia il mattino e apre una rivendita di marijuana.
E poi c’è il discorso del fisco. Il Colorado ha imposto sulla marijuana un’accisa di oltre il 25%. Il risultato è che il prezzo al dettaglio della marijuana “legale” non è molto diverso da quello della marijuana “illegale”: 55-60 dollari per 3,5 grammi. Il che certo non contribuisce a quella riduzione dei proventi della malavita che, secondo molti, la legalizzazione dovrebbe innescare. Ma qual è la tassa giusta per la cannabis? Nessuno lo sa. Se la paragoniamo agli alcolici, quella ora imposta è altissima: sulla birra, infatti, il Colorado impone solo l’8%. Ma se la paragoniamo alle sigarette, come parrebbe logico, le cose cambiano: il Colorado impone 90 centesimi di dollaro per ogni pacchetto il cui costo medio è di 5,6 dollari. Siamo intorno al 15%, dunque. Marijuana conveniente, dunque? No, perché la “maria” paga solo le tasse del Colorado, le sigarette anche quelle federali e con quelle il carico fiscale arriva a circa metà del costo del pacchetto, un bel 50% di tasse. Cosa che accadrebbe anche alla marijuana se diventasse legale non solo per i singoli Stati ma anche per il complesso degli Stati Uniti d’America, per i quali è tuttora illegale.