Eurostat, l’istituto statistico dell’Unione Europea, ha pubblicati i dati relativi al costo del lavoro nei Paesi dell’Unione, dentro la zona euro e in generale. Si tratta, per la precisione, del costo di un’ora di lavoro in tutti i settori produttivi con esclusione dell’agricoltura e della pubblica amministrazione. Emergono due realtà, una europea e una italiana, piuttosto evidenti. Sul piano europeo, il costo del lavoro mostra grandi squilibrii da Paese a Paese: si va dai dati del Belgio, dove un’ora di lavoro costa 37,2 euro alla Slovacchia, dove invece il costo è di 8,3 euro. In Italia, ed ecco la seconda realtà, un’ora di lavoro costa 27,4 euro: siamo cioè perfettamente nella media europea, a dispetto di chi ha sempre indicato nel costo del lavoro una delle cause delle nostre crisi economiche.
Tra il 2008 e il 2012, inoltre, il costo di un’ora di lavoro è cresciuto dell’8,6% nella Ue a 27 Paesi e dell’8,7% nei Paesi della zona euro. Gli incrementi maggiori in Austria (15,5%), Slovacchia (13,8%) e Finlandia (13,7%), e un solo Paese in cui il costo del lavoro è calato: la Grecia con un drammatico meno 11,2%. E l’Italia? Anche qui, siamo perfettamente in media: il costo di un’ora di lavoro è aumentato, tra il 2008 e il 2012, dell’8,9%.