(continua) – Per fare un paragone: mentre il costo del lavoro , in Spagna, cresceva del 36% (periodo 1999-2008), in Germania cresceva solo del 3%. Così il conservatore Mariano Rajoy, che con ogni probabilità con il voto di domani succederà a Luis Zapatero, si trova di fronte a questo quadro: crollo della bolla immobiliare, lavoratori super-pagati (almeno rispetto agli standard europei), famiglie che hanno tagliato brutalmente i consumi per ripagare i mutui accesi negli anni del boom, disoccupazione al 21,5%. Un unico vantaggio: avendo annunciato con largo anticipo l’addio alla politica, Zapatero ha potuto tamponare la situazione con riforme e manovre (50 miliardi in due tornate) che altri politici (per esempio il nostro Cavaliere) non hanno voluto o saputo fare.
Il nuovo Governo spagnolo, in ogni caso, dovrà affrontare un dilemma assai spinoso. Se i lavoratori spagnoli accetteranno un’ulteriore diminuzione dei loro salari e delle loro garanzie, avranno comunque difficoltà ancora maggiori nel ripagare i debiti contratti in epoca assai più florida. Il che, ovviamente, metterà in corrispondenti ambasce le banche che concessero loro i mutui e che non riusciranno a rientrare dei crediti offerti.
Se invece gli attuali livelli salariali saranno più o meno mantenuti, ben difficilmente il tasso di disoccupazione potrà diminuire, e altrettanto arduo sarà per la Spagna tutta recuperare quote di mercato in Europa rispetto ai Paesi in cui il costo del lavoro incide meno sulla produzione di beni e ricchezza. Il risultato sarà analogo a quello descritto sopra: meno occupati, meno debiti ripagati alle banche, più “scoperti” sulle spalle del sistema creditizio.
Per questo gli esperti prevedono quasi unanimemente che la prossima bufera finanziaria investirà, dopo Grecia e Italia, proprio la Spagna. Per questo in Europa si è riaccesa la polemica sul cosiddetto Fondo salva Stati, molto desiderato dalle autorità monetarie (Mario Draghi, da poco governatore della Banca centrale europea, pochi giorni fa ha invitato i Governi a non perdere altro tempo nel crearlo) ma molto temuto dai Governi nazionali, preoccupati per la tenuta dell’euro ma poco desiderosi di far beneficenza a chi (e Grecia, Italia e Spagna sono tre ottimi esempi) potrebbe aggrapparsi al Fondo per salvarsi e, appena passato il pericolo, ricominciare con l’amministrazione allegra.
Naturalmente il Governo più diffidente è quello più solido e più ricco, quello della signora Merkel in Germania. Non a caso gli è stato attribuito una specie di “piano segreto” per mettere sotto tutela i Paesi che dovessero eventualmente accedere ai prestiti del Fondo. Ma chi è che presta i propri soldi senza chiedere in cambio precise garanzie? per di più considerando che da anni, ormai, la Germania sta smobilitando in Europa per investire sempre di più all’Est (Polonia e Russia, soprattutto) e in Asia?
Nel 1991, poco prima di andare a Mosca per fare il corrispondente di Famiglia Cristiana, feci un lungo giro nella Germania da poco riunificata. Era il periodo, per i tedeschi, dell’entusiamo e delle difficoltà. E molti di noi stranieri, soprattutto i colleghi più esperti di affari tedeschi, si domandavano se il colosso germanico ritrovato non avrebbe prima o poi preteso di mettersi al volante dell’Europa. Ora quel volante è stato consegnato alla Germania (e alle grandi capacità dei tedeschi) dall’intensità della crisi. C’è molta influenza della Germania dietro i Governi Papademos in Grecia e Monti in Italia. Credo che sarà così anche per il prossimo Governo di Spagna. (2. fine)
Caro Fulvio, se non ho capito male, bisognerà attendere che la Francia vada in crisi (avendo le sue banche piene di carta straccia cioè titoli greci ed essendo sulla via di perdere la tripla A) perché il Fondo salvastati possa diventare operativo. Fermo restando che la Germania ha molte ragioni per non fidarsi di prestare denaro a stati pasticcioni spendaccioni e insolventi come anche il nostro, e gli spread di tutta Europa stanno salendo in modo preoccupante. E quindi non si può escludere che la stessa Germania saluti tutta la compagnia, se vede che fuori dell’euro pagherebbe un po’ meno dazio che a restare dentro…Tutto può capitare! Stiamo pronti al peggio…