LIBIA E GUERRA: E SE FOSSE TUTTO FALSO?

Qualche tempo fa, il 14 giugno, su Famigliacristiana.it abbiamo pubblicato un dossier sulla guerra in Libia intitolato: Libia, e se fosse tutto falso? Provocazione legittima: tutti vogliamo che i dittatori come Gheddafi siano cacciati (noi lo volevamo anche prima, quando molti lo esaltavano, soprattutto quelli che adesso lo vogliono morto), ma non possiamo nasconderci che questa guerra ha molti lati oscuri e non sta andando come dovrebbe. E provocazione perfettamente riuscita: il dossier ha fatto il giro del Web e ha scatenato una ridda di reazioni.

Il colonnello Gheddafi.

La più tipica ha avuto questi caratteri: le vostre fonti sono fasulle; la guerra è tutta colpa di Gheddafi. Scarsa, per non dire nulla, la disponibilità a interrogarsi. Quali sarebbero le fonti “giuste”? Un bello spirito ci ha indicato un giornale australiano, come se Famiglia Cristiana non fosse un giornale e l’Italia non fosse un po’ più vicina alla Libia dell’Australia. Perché  a Gheddafi si fa la guerra e alla Siria di Assad no? Perché si fa la guerra a Gheddafi proprio adesso, dopo 40 anni di dittatura spietata? L’unico imperativo, per alcuni, è “credere, obbedire, combattere”.

Sono gli stessi meccanismi psicologici e propagandistici che abbiamo visto in azione con l’Iraq (“Mission accomplished”, strillava Bush dalla portaerei), con l’Afghanistan (dieci anni fa era tutto risolto anche lì), persino con il Kosovo. Finché ci saranno guerre ci saranno reazioni come queste.

Quello che più infastidisce è veder fare giochini di parole con le fonti, che per un’informazione seria sono il pane quotidiano. Così, per aiutare chi si spaventa alla sola idea di farsi qualche domanda su quanto succede in Libia, consiglio una fonte vera, superprofessionale: il rapporto intitolato Libye: un avenir incertain (Libia, un futuro incerto) redatto dal Centre international de recherche et d’etudes sur le terrorisme diretto da Eric Denécé.

Il rapporto, pubblicato il 30 maggio 2011, ha redattori d’eccezione: Sayda Ben Habilès (Algeria, ex ministro della Solidarietà), Roumiana Ougartchinska (francese, giornalista investigativa), Yves Bonnet (Francia, ex prefetto, ex deputato e soprattutto ex direttore dei Servizi di controspionaggio), Dirk Borgers (Belgio, esperto dell’Africa del Nord), Eric Denécé e André Le Maignen (Francia, vice direttore del Centre). Teniamo presente che questo Rapporto era indirizzato al presidente Sarkozy, cioè all’uomo che più di chiunque altro ha voluto la guerra contro Gheddafi. Le conclusioni? Certo, non è “tutto falso”, come da nostra provocazione. Ma c’è un sacco di buone ragioni per farsi venire qualche dubbio.

Le caratteristiche della rivolta (pagina 7): “La rivoluzione libica non è né democratica né spontanea… il movimento libico non può essere accostato alle rivolte popolari tunisina ed egiziana… L’intervento occidentale creerà più problemi di quanti ne risolva… La coalizione riuscirà forse a eliminare il regime libico. Ma l’Occidente dovrà stare attento a che non sia rimpiazzato da un regime ancor più radicale e altrettanto autocratico”.

Sui famosi “mercenari” di Gheddafi (pagina 14): “Molte cose sono state scritte sui “mercenari” arruolati nelle forze di sicurezza libiche, ma poche sono esatte… Le informazioni che arrivano dalle forze ribelli che denunciano queste presenze straniere sono vaghe e devono essere prese con cautela… Il numero reale dei combattenti stranieri è difficile da valutare. Le cifre che circolano sono gonfiate (fino a 6 mila, secondo certe fonti) e sembra che vengano deliberatamente confusi i libici di origine straniera e i volontari arrivati da altri Paesi”.

Il ruolo dei media nel creare il casus belli (pagina 16): “Lo stesso errore viene deliberatamente commesso quando i media arabi e occidentali affermano che il regime ha sparato sulla popolazione. La nostra missione si è recata sul posto e non ha trovato nulla di simile. Eppure la troupe di Al Jazira è presente a Tripoli. I suoi reporter, spesso occidentali, lavorano senza essere ostacolati dal regime. La conseguenza di questa disinformazione è chiara: la risoluzione dell’Onu è stata votata a partire da informazioni di quel genere e senza che alcuna commissione d’inchiesta si sia recata preventivamente sul posto. Non è esagerato dire che Al Jazira ha creato l’evento e influenzato l’Onu. La guerra mediatica intorno alla Libia ricorda in modo sconvolgente ciò che successe nei Balcani, a partire dal 1991, a spese della Serbia”.

E via così, per 45 dense pagine. Pura verità? La guerra contro Gheddafi è tutta una truffa? Certo che no. Ma se una cosa le guerre insegnano è che tutti mentono: i nostri e i loro, i buoni e i cattivi. Una cosa, in queste situazioni, è sicuramente truffaldina: le troppo facili certezze.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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