IL CREMLINO FA GUERRA ALLA VODKA

Il “sukhoj rezhim”, il regime secco, ha avuto in Russia molti promotori e sostenitori, ultimo dei quali Mikhail Gorbaciov. Tutti, in un modo o nell’altro, hanno fallito. Adesso ci prova il presidente Dmitrij Medvedev, ispiratore di due recenti provvedimenti. Il primo ha istituito la “tolleranza zero” rispetto agli alcolici per gli automobilisti; il secondo ha decretato il divieto di vendere bevande con più del 15% di alcol etilico tra le 22 della sera e le 10 del mattino.

vodka

Qualche mese fa lo stesso Medvedev aveva parlato dell’alcolismo come di un “disastro nazionale” e aveva corroborato l’affermazione con dati in effetti angoscianti. In Russia vengono consumati 18 litri di alcol puro per persona in media l’anno, equivalenti a 25 bottiglie di vodka. Gli alcolizzati ufficialmente censiti sono 2 milioni e mezzo, i morti per alcolismo quasi 500 mila l’anno. L’alcol è inoltre responsabile dell’incredibile calo dell’aspettativa di vita, per gli uomini russi ormai arrivata a soli 60 anni, al livello di quelli che chiamiamo Paesi del Terzo Mondo.

Altre fonti tracciano bilanci ancor più preoccupanti per la Russia. Secondo una ricerca della rivista scientifica inglese The Lancet, l’esagerato consumo di alcolici sarebbe alla base di circa metà dei decessi dei russi di età compresa tra i 15 e i 54 anni.

Accanto ai divieti, le autorità sanitarie russe hanno instaurato anche un limite alla pubblicità di bevande alcoliche. Molti però sollecitano un provvedimento più radicale: l’aumento del prezzo della vodka, che oggi costa solo 69 rubli (meno di 2 euro) a bottiglia. Due ragioni si oppongono a questa decisione: il timore di creare scontento nei russi alla vigilia di due elezioni (quelle politiche nell’autunno 2011, quelle presidenziali nella primavera 2012) e di incentivare il cosumo di liquori distillati clandestinamente che già oggi, secondo alcuni, formano metà dei consumi totali. Sono alcolici spesso poco sani e comunque venduti a un prezzo che è circa la metà di quello ufficiale.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. Enrico Usvelli said:

    Secondo me sarebbe importante anche cercare di capire perchè la gente beve oggi più di un tempo.
    A meno che lo sappiano già e non possano o non vogliano rimuovere le cause.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Enrico,

    come sai, l’alcolismo ha una lunga tradizione in Russia, come del resto in tutti i Paesi nordici. Una tradizione che ha attraversato tutti i regimi, nel caso specifico dallo zarismo al comunismo alla (+ o -) democrazia degli ultimi vent’anni. Fino a qualche anno fa si cavava qualche speranza dalla diffusione della birra che, essendo meno alcolica, colpiva meno duramente. Anche quella fase, però, è passata e gli effetti della vodka sono tornati a farsi sentire. Alla fin fine, pur con tutta la povertà e la durezza della vita russa, e dopo aver visto i finlandesi tornare dall’Estonia in traghetto con casse di liquori comprati a minor prezzo, mi sono convinto che il bere ha qualcosa a che fare col clima troppo freddo e con i troppi mesi di buio. Idea del tutto personale, è ovvio.
    Ciao, a presto

    Fulvio

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