E SE ISRAELE FOSSE UNO STATO QUALUNQUE?

Il New York Times paragona Israele a un’automobile guidata da un ubriaco, dopo un incontro tra Obama e il premier Nenyahu a dir poco freddo. Il Governo di Londra accusa il Governo di Israele e i suoi servizi segreti di aver contraffatto passaporti inglesi per realizzare l’omicidio del leader militare palestinese Mahmoud al Mablouh. Insomma, la domanda è: i Paesi che hanno sempre sostenuto Israele e la sua causa possono ancora permettersi di farlo?

La spiaggia di Tel Aviv.

La spiaggia di Tel Aviv.

Dico “permettersi” non in senso morale ma in senso economico, pratico. Pensiamo agli Usa: nel 2007 la Casa Bianca ha siglato con Gerusalemme un accordo per aiuti militari pari a 3 miliardi di dollari l’anno per 10 anni, aumentando così gli stanziamenti che fino a quel momento erano di 2,4 miliardi di dollari l’anno. Nicholas Burns, sottosegretario di Stato degli Usa, disse allora che si trattava di “un investimento nella pace, un investimento a lungo termine”. Quei 3 miliardi l’anno costituiscono circa il 19% dell’intero budget israeliano per la Difesa.

Nello stesso periodo, gli Usa garantirono, sempre su base decennale e sempre in aiuti militari, 20 miliardi di dollari all’Arabia Saudita e agli altri Paesi alleati del Golfo Persico, e 13 miliardi all’Egitto. Chiaro l’intento di formare un “cordone sanitario” sunnita intorno alla minaccia sciita rappresentata dall’Iran. Tenendo conto che le forze armate Usa, alleato storico e inflessibile di Israele, sono dislocate anche in Iraq e in Afghanistan (Paesi che confinano con l’Iran), e che gli Usa hanno una potenza nucleare e una capacità di reazione rapida ineguagliabili, siamo davvero convinti che le minacce regolarmente rivolte da Mahmud Ahmadinejad contro il popolo ebraico abbiano un senso? Che Israele, cioè, sia realmente in pericolo? E che quanto Israele va facendo giorno per giorno sia nell’interesse della sicurezza del popolo ebraico e non del mero interesse a strappare terre ai palestinesi?

Il premier israeliano Benjamin "Bibi" Netanyahu.

Il premier israeliano Benjamin "Bibi" Netanyahu.

Altra domanda: davvero appoggiare Israele qualunque cosa faccia aiuta la pace? Certo, il confronto etico-politico con Hamas e con l’Iran è tutto a suo favore. Ma Hamas dal punto di vista militare non è certo una minaccia per Israele (diverso il discorso del terrorismo: dalla Striscia sono stati lanciati quasi 350 razzi dalla fine dell’ultima guerra, e 35 dall’inizio del 2010) e dell’Iran abbiamo detto. La verità è che Israele oggi non attacca o combatte né Hamas né l’Iran ma i palestinesi della Cisgiordania che sono o pacifisti o impotenti a offendere. Le azioni di Israele, oggi, rischiano semmai di accendere altri conflitti, non di favorire la pace.

Terza domanda: il premier Netanyahu, allineandosi alla retorica della destra religiosa, dice che Gerusalemme è degli ebrei, che la costruirono 3

Yonathan "Yoni" Netanyahu, il fratello maggiore dell'attuale primo ministro. Comandante di una forza d'élite dell'esercito d'Israele, morì nel 1976 a Entebbe (Uganda) per sventare il dirottamento di un aereo.

Yonathan "Yoni" Netanyahu, il fratello maggiore dell'attuale primo ministro. Comandante di una forza d'élite dell'esercito d'Israele, morì nel 1976 a Entebbe (Uganda) per sventare il dirottamento di un aereo.

mila anni fa. Innegabile. Il problema è che adesso siamo, appunto, 3 mila anni dopo. In questo intervallo sono successe tante cose che ben difficilmente possono essere attribuite alla popolazione araba della Palestina: per esempio la distruzione del regno del Nord da parte degli Assiri,  la sconfitta del regno di Gerusalemme e la deportazione a Babilonia (un secolo più tardi, intorno al 600 a.C.) o l’abbattimento del Tempio da parte dei romani nel 70 d.C.

Intendiamoci: il Governo di Israele ha tutto il diritto di perseguire la politica che gli pare e piace. Per esempio, anche quella attuale su Gerusalemme Est, contraria a tutti i pronunciamenti internazionali. Ma allora perché noi, cioè la comunità internazionale, non possiamo trattare Israele come uno Stato come tutti gli altri? Dire che ha ragione quando ce l’ha e torto quando ha torto, senza farci perennemente ricattare da ragioni strategiche ormai discutibili e da una superiorità civile e morale che viene così spesso messa in discussione?

Intanto, giusto per sapere bene di che cosa si parla, ecco le cifre sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania pubblicate dal Macro Center for Political Economics.

  • valore delle costruzioni: 17 miliardi di dollari.
  • appartamenti: 32.711 (pari a 32,7 milioni di metri quadrati)
  • case unifamiliari: 22.711
  • edifici pubblici: 868
  • edifici industriali: 717
  • shoppin center: 187
  • asili: 344
  • scuole: 221
  • librerie: 21
  • sinagoghe: 127
  • bagni rituali: 96
  • scuole talmudiche: 69.


Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, l’eccezionalismo di Israele consta di molti aspetti, e non pochi israeliani ne farebbero volentieri a meno. In un libro di qualche anno fa di A.B.Jehoschua, “Elogio della normalità” si esprimeva tra l’altro questo desiderio. Lo scrittore israeliano concedeva tutto ciò che si può concedere agli avversari di Israele riguardo al cosiddetto”diritto al ritorno”, (tema di Gerusalemme eterna capitale compreso) tranne una argomentazione, il diritto di un popolo ovunque perseguitato a trovare un rifugio sicuro (in breve, la base teorica costitutiva del sionismo, che come sai ipotizzò infatti come possibile rifugio l’Uganda). Ne aggiungo una, ormai raramente citata, spesso ribadita da quel grande giornalista che fu Augusto Guerriero: Israele ha lavorato, e trasformato quella terra come in parecchi secoli arabi e turchi non vollero o seppero fare.
    Ora, tu dici: Israele è in una botte di ferro, perché non fa più concessioni ecc. Chissà perché, in senso generico questo tipo di argomentazioni mi ricorda quando alla Chiesa si chiede di spogliarsi di ogni bene materiale, di farsi povera come S.Francesco seguendo così alla lettera il Vangelo.
    Riguardo poi a come la comunità internazionale tratta Israele, non è difficile ribattere che casomai Israele è trattato peggio di altri Stati da organismi come Onu e suoi succedanei, Ong varie, ecc. Non serve fare l’elenco, ricordando solo che Israele è lo Stato più sanzionato in assoluto, anche rispetto a orribili regimi. Che ci sia qualcuno che giustifichi sempre e comunque le azioni di Israele (sbagliando) non toglie un’oncia al fatto che nel mondo è straordinariamante predominante l’idea di condanna morale del sionismo e del suo prodotto che ne è lo Stato moderno di Israele, rispetto alle piaggerie nei suoi confronti. Basti ricordare Durban 1 e 2, manifestazioni tanto ufficiali quanto vergognose.
    Il mondo ha accettato il clichè invariabile dell’oppressione dei palestinesi.
    Ma le cose sono un po’ più sottilmente complesse, viceversa è inspiegabile come gli oppressi possano trattare uno scambio di 1.100 di loro in cambio di un solo “oppressore”, il caporale Shalit, soldato che tra l’altro non ha ucciso nessuno. Proviamo a immaginare che un caporale russo cada in mano agli irredentisti ceceni, e che questi ultimi chiedano ai russi la liberazione di 1000 loro prigioneri politici…suppongo che non si comincerebbe neanche a trattare, ma subito a bombardare…
    L’eccezionalismo evidentemente non riguarda solo Israele, ma anche i palestinesi, i quali in ogni caso non godono di minori protezioni o aiuti o considerazione della stampa mondiale anche occidentale, in particolare dai giornaloni progressisti, guarda caso gli stessi sempre pronti a crocifiggere la Chiesa e il Papa. Ma forse questa è solo una coincidenza…

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    nella tua lettera ci sono argomenti che condivido, altri che non condivido e alcuni che secondo me non c’entrano.
    Ci andrei piano a dire il il mondo “esterno” è ostile al sionismo. Israele ha potuto nascere grazie alla Dichiarazione Balfour, ha potuto vincere la guerra del 1948 anche grazie agli armamenti francesi, ha ricevuto dagli Usa aiuti che alcuni stimano in 114 miliardi di dollari dal 1949 a oggi (vedi per esempio http://www.ifamericansknew.org/stats/114bill.html), gode di ottime relazioni con tutto il mondo sviluppato.
    E soprattutto mi piacerebbe capire una cosa: che cosa pensa di fare Israele dei palestinesi? Perché al momento i due Stati sono esclusi, uno Stato per ebrei ed arabi è escluso, di piantarla lì con l’esproprio di terre (spesso, non sempre ma spesso sì) altrui è escluso. Quindi?
    Ciao, a presto. E in caso non ci sentissimo: Buona Pasqua!

    Fulvio

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top