REGIONALI 2010: VEDETE VOI MA IO VOTO

Andiamo a decidere l’assetto politico di 13 regioni parlando di due cose: i talk show che non ci sono più (almeno sulla Rai) e gli elettori che forse sceglieranno l’astensione. Questi ultimi, in particolare, sono l’incubo di  Berlusconi e del suo PdL, provocano ricerche di sondaggisti e sociologi, riempiono le pagine dei giornali, animano le discussioni nei salotti.

BambinaPesa, evidentemente, il “caso Francia”, dove il primo turno del voto amministrativo (per 22 regioni) è stato disertato dal 53,6% degli aventi diritto. Pare che Berlusconi abbia persino detto di non voler “fare la fine di Sarkozy”. Boh. In realtà, noi italiani siamo accorsi in massa alle urne solo fino al 1993. Da quell’anno, cioè da quando passammo al sistema maggioritario, la percentuale dei votanti è andata sempre calando. Dalle politiche del 1994 a quelle del 2008 siamo passati dall’86,1% all’80,5%. Dalle europee del 1979 a quelle del 2009 siamo passati dall’86,12% al 65,05%.

Manivotanti

Per non parlare dei referendum: nel 1946, alla fatidica domanda “monarchia o repubblica?” rispose l’89,1% degli aventi diritto al voto. Vabbè, proviamo a esaminarne altri.  1974, il divorzio: 87,7% al voto. 1985, indennità di contingenza: 77,9%. 1995, privatizzazione della Rai: 57,4%. 2000, abolizione del voto proporzionale alla Camera, 32,4%. 2009, premio di maggioranza alla Camera e al Senato: 23,1%.

Naturalmente si dice che la politica nazionale fa schifo, che l’Europa unita ha deluso, che tanto questo o quello che differenza c’è, insomma le cose che sappiamo e che in qualche caso sono magari anche giuste. Però se poi vai a vedere, non è che a livello locale le cosa vadano tanto meglio. L’anno

Dice il cartello: "Ho diritto a essere un elettore stupido". Ecco, la penso così anch'io.

Dice il cartello: "Ho diritto a essere un elettore stupido". Ecco, la penso così anch'io.

scorso alle elezioni comunali a Trento ci fu il 40% di astenuti, e stiamo parlando di una città dove, credo, si conoscono quasi tutti.

Per quel che mi riguarda, andrò a votare, senza sentirmi più furbo o più impegnato di chi invece starà a casa o andrà in gita. Per tante ragioni, nessuna decisiva, tutte però vive. Per esempio, non ho mai fatto politica attiva ma ho nostalgia della politica. Altro esempio: dice una ricerca della Swg di Trieste che i “favorevoli” all’astensione sarebbero il 25%, dato che sale al 32% tra gli “under 30”. Bene, che cos’hanno di meglio da fare tutti questi ragazzi? Davvero la loro domenica sarà meglio spesa se non andranno a votare? Terzo esempio: a quanto pare, il pericolo astensione tocca sia la sinistra sia la destra. Dunque la connotazione politica, il “colore” non esiste. Tutti uguali nel bigio della fuga dalle urne.

Questioni piccole, come vedete, com’è piccolo il singolo voto. Però una cosa mi chiedo: se davvero crediamo che “quelli” se ne freghino di noi cittadini oppure che non capiscano di che cosa abbiamo bisogno, come possiamo pensare che il nostro non voto li renda più sensibili o intelligenti? Francamente dubito che, passata la giornata elettorale e analizzati i flussi, si trovino in una stanza e dicano: uè, ragazzi, adesso dobbiamo proprio cambiare, il 50% si è astenuto, che vergogna!

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. Fabrizio said:

    Io nel mio piccolo faccio politica attiva e mi trovo d’accordo con te: dopo il primo momento in cui tutti i politici si stracceranno le vesti sull’astensione, tutto tornerà come prima, magari ammantando il tutto con belle parole come “la responsabilità di governare per conto anche dei disillusi, per riportare fiducia nelle istituzioni, ecc…”. Una cosa grave è individuare la politica con lo stato; l’astensione dice:”non mi fido e non mi interessa niente di quello che tu (stato) fai”, ma dice anche:”tu (stato) non mettere il becco in ciò che io faccio”. E’ questo un’altro grave aspetto che l’astensione, in modo subdolo, porta con sè. Tutto ciò al di là del fatto che spesso come cittadino è difficile continuare a credere in una politica di questo tipo.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabrizio,
    potrei sottoscrivere ogni parola e ogni virgola.
    Ciao, grazie, a presto

    Fulvio

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