MAMMA LI TURCHI. EUROPA ISLAMIZZATA

Sistemata la questione spagnola, possiamo dedicarci ad altro. Quanti sono davvero i musulmani nei Paesi europei, cioè in quei Paesi dove dovrebbe sollevarsi l’onda fondamentalista con tanta voluttà prevista dal Corriere della Sera, da Libero, dal Foglio? Ve lo do io uno studio recente. Così recente da non essere ancora stato pubblicato, perché sarà presentato a un convegno del gennaio 2010 dal professor Hussein Kettani, del Dipartimento di Scienze computistiche dell’Università di Porto Rico (Usa).


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      Keitani ha sfruttato logaritmi e computer per calcolare, per ogni Paese del mondo, la quota di musulmani presente e a venire. Risulta che in Italia i musulmani sono il 2,19% della popolazione totale (dunque, se anche tutti i musulmani, aventi diritto al voto o no, votassero per lo stesso partito, non riuscirebbero nemmeno a mandarlo in Parlamento), in Spagna il 2,94%, in Portogallo lo 0,14%, in Gran Bretagna il 4%, in Francia il 9,11%, in Svezia il 5,57%, in Olanda il 5,80%, in Germania il 5,21%, in Danimarca il 3,93%. Nella stragrande maggioranza di questi casi un partito islamico, radicale o moderato, non avrebbe alcuna probabilità di esercitare una reale influenza, figurarsi un potere.

      Fa eccezione la Francia, abituata però fin dai tempi del colonialismo a gestire il problema: le cifre (quasi il 10% di musulmani) permetterebbero un discorso diverso, ma non risulta che Oltralpe i musulmani esercitano una qualunque influenza politica in quanto tali. Anche in Olanda la questione è seria, e infatti lassù prospera il Partito per la Libertà di Geert Wilders, deputato di estrema destra. Ma il caso forse più insidioso è quello inglese: tra il 2004 e il 2008 la popolazione islamica è cresciuta del 6,68% l’anno, cioè dieci volte più della crescita generale della popolazione nello stesso periodo. Un discorso che chiama in causa le politiche dell’immigrazione e che certamente deve far pensare. Anche se in Gran Bretagna un partito di islamici c’era, l’Islamic Party of Britain, però si è sciolto da tempo.

      In questi dati, comunque, non v’è nulla che autorizzi a prevedere un’ondata di fondamentalismo politico organizzato e istituzionalizzato. Ce lo dicono le cifre ma anche il buon senso: perché tutti i musulmani che vivono in Europa dovrebbero essere fondamentalisti? Perché lo dice Panebianco? E mi scandalizza che certe previsioni siano avanzate non solo dagli attivisti dei partiti ma anche da docenti universitari che dovrebbero essere abituati a pensare in modo scientifico e non partigiano.

      Dovremmo invece riflettere su un altro dato, che non a caso il professor Keitani si sforza di mettere in risalto: i musulmani formano già oggi il 24% della popolazione mondiale, pari a 1,65 miliardi di persone. Crescendo di un punto percentuale ogni decennio, come prevedono i demografi, saranno il 25% nel 2020 e il 33% nel 2075. Un problema enorme. Gigantesco se solo consideriamo le differenze di reddito e di benessere tra le diverse zone del mondo, per esempio tra l’Europa (dove i musulmani sono in tutto il 6,6% della popolazione) e l’Asia (dove i musulmani sono il 27,5% della popolazione), che fanno da motore ai movimenti migratori.  Pensiamo di affrontarlo bofonchiando di “scontro di civiltà” e chiudendoci nella sempre più vecchia e debole fortezza Europa?

(2. fine)

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, la statistica ci consola prevedendo bassi afflussi musulmani in Europa, ma a sembra che il problema non sia tanto il fondamentalismo (per quanto pericoloso e capace di gettare il panico nelle capitali europee) quanto proprio l’Islam moderato, quello che dovrebbe imparare a mangiar prosciutto e bere vino a contatto con la nostra “civiltà”, ciò che certamente avverrà ma solo in parte. I musulmani in realtà sono molto rispettati in Europa in quanto temuti, credo, proprio a motivo della minaccia costituita dalla minoranza fanatica. Chi osa sollevare critica finisce sotto scorta o sulla graticola (vedi Papa per Ratisbona…), e se si comincia a discutere della legittimità o meno del burka odioso e arcaico (per una volta la Lega aveva straragione) dobbiamo davvero anche temere noi stessi. Infine, a stravolgere ogni certezza statistica, c’è la possibile entrata della Turchia in Europa, su cui confesso di avere le idee molto confuse, e una sola certezza, la divisione inevitabile che tale decisione porterà in Europa, sia che avvenga dall’alto che per referendum (come mi auguro). Certo, meglio i turchi che gli arabi, per come li ho conosciuti. Che ne pensi?

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    il tema “islam ed Europa” è in realtà fatto di tanti temi che s’incrociano su piani diversi, complicando le cose. Per esempio, il burqa: non c’è discussione, in Italia non si può e non si deve portare. C’è un decreto legge del 1976 (tempi di terrorismo nostrano) che proibisce di andare in giro a volto coperto. Le forze dell’ordine facciano il loro dovere e fermino le donne col burqa. Però: quante donne in burqa hai visto in Italia? Il fenomeno è così limitato che bastano e avanzano gli strumenti che abbiamo. Il resto è allarmismo strumentale.
    Allo stesso modo, non credo abbia molto senso considerare l’eventuale immigrazione islamica come una cosa a sé, distinguibile solo per ragioni religiose, e sganciarla dal problema generale (serio, complicato) dei flussi migratori. Due anni fa il nostro Paese fibrillava per i romeni, tutti cristiani, e rischiava la crisi diplomatica internazionale. Oggi i romeni sono noti soprattutto per essere appetiti dai gestori telefonici.
    Quello che mi dà fastidio di certi commenti, tipo quelli citati, non è l’orientamento. Il problema è che sono privi di qualunque base scientifica, e persino più banalmente giornalistica, mentre agitano senza scrupoli bandiere e timori che invece andrebbero maneggiati con più attenzione.
    Per la Turchia: l’Unione Europea, che lo si voglia ammettere o no, è circoscritta dalle “radici cristiane”. La Turchia non c’entra. Stia fuori, mica si deve esser nemici per questo. Tra l’altro, a giudicare almeno dai successi nella politica energetica, ho la sensazione che il premier Erdogan (ambiguo ma molto produttivo per il suo Paese) stia già capendo che forse anche la Turchia ci guadagnarebbe a NON entrare.
    Ciao, a presto

    Fulvio

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