Chiedo venia ma ho bisogno di parlare un po’ di noi. Questo blog compie in questi giorni due anni, essendo stato inaugurato nell’ottobre del 2007. Compie anche 500 post (gli articoli lunghi, non i Numeri o i Succede che … ) e affronta le due ricorrenze con un rinnovamento tecnico (a proposito: grazie Marco, come farei senza di te?) e stilistico abbastanza impegnativo, almeno per le mie capacità.
In tutto il mese di ottobre 2007 questo blog raccolse 70 click. Ottobre 2009 si è chiuso con 87.346 click e mese dopo mese il trend è sempre stato in crescita. I lettori più numerosi sono italiani, ovviamente, seguono francesi, americani e russi. Non chiedete a me che cosa voglia dire tutto ciò. Io posso solo dire che cosa sentivo quando ho deciso di imbarcarmi in questa storia, che è più o meno quanto sento oggi. Avevo bisogno di esprimermi, di dire la mia? Non mi pare: faccio il giornalista dalla fine degli anni Settanta, ed è più che certo che ho scritto anche troppo. Avevo semmai bisogno di dire la mia in un modo diverso: meno ingessato dai ruoli, con un mezzo (Internet) che presuppone un minimo di dialogo, con un interlocutore (voi, chiunque e ovunque voi siate) per me tutto da scoprire. Certi amici mi rimproverano di non aver dato un titolo al blog. Per me, mettere il mio nome e cognome e l’attività che svolgo (giornalista) è stato solo un modo per dichiarare senza tante storie chi sono e che cosa faccio.
Poca roba? Non ne dubito. Ma non sono un intellettuale del web né aspiro a diventarlo. Semmai aspiravo a costruire un angoletto in cui fosse ancora possibile discutere senza insultare, polemizzare senza creare rancori, affrontarsi e magari cambiare idea senza duelli all’ultimo sangue. Con questo, mi rendo conto, denuncio la mia ingenuità e la mia età, quella di uno cresciuto quando si facevano ancora i cineforum, il “dibattito” non era stato distrutto da Villaggio-Fantozzi e nelle assemblee a scuola c’era sempre qualcuno che gridava “lasciamo parlare il compagno Tal dei Tali”.
Pensavo che un post pubblicato nel blog fosse come un messaggio affidato a una bottiglia tra le onde. Un po’ è vero (arrivano commenti su post anche molto vecchi, chissà che cosa stava cercando chi scrive), un po’ è falso. Perché in questi due anni il gruppo di coloro che seguono il blog (e non intendo solo i più attivi nel commentare) ha manifestato una personalità, dei connotati. Insomma, non so chi siete nella vita e non vi conosco di persona ma è come se avessi una vostra fotografia collettiva sulla scrivania. E’ una foto un po’ sfuocata, che però diventa più nitida col passare del tempo. Che altro dire? Solo la cosa più importante, questa: grazie perché passate da queste parti, grazie perché ogni tanto avete voglia di dialogare con me.
prego
Grazie anche a te Fulvio, perché si può anche essere in disaccordo con te(spesso però ti trovo convincente e credibile), però la cortesia, lo stile composto e realmente democratico non viene mai meno da parte tua.
E questo per me conta tanto, visto che così spesso gli spazi di discussione nel web sono intasati di insulti e porcherie, per non dire di sciocchezze e banalità.
Auguri per il proseguio.
Grazie a te Fulvio del tuo prezioso lavoro e grazie di questo blog!
Vivo a Gerusalemme ed è molto interessante leggere dell’Italia e del mondo sul tuo blog, articoli che non sono solo notizie ma sono analisi, commento, presa di posizione, lettura della realtà.
Continua così!
Con rinnovata stima andrea