GLI ITALIANI NON SONO RAZZISTI, SOLO UN PO’ PIRLA. CHIEDETE AGLI ALBANESI

      Come Villaggio-Fantozzi alla proiezione della “Corazzata Potjomkin”, osservo con preoccupazione le battute d’avvio dell’ennesimo e inutile tormentone parapolitico: gli italiani sono razzisti? No, il dibattito no!, vorrei mettermi a gridare. Non credo proprio che gli italiani siano razzisti. Né gli episodi di queste ultime settimane, dall’omicidio di Milano al pestaggio di Roma, passando per le vicende comunque incresciose di Parma e dell’aeroporto di Ciampino, bastano a sovvertire i risultati di anni e anni di statistiche criminologiche e ricerche sociologiche, che ci vedono tra i popoli più aperti e tolleranti d’Europa.
      Credo, invece, che noi italiani siamo un popolo assai più emotivo e influenzabile di altri e che siamo, in definitiva, assai meno furbi di quanto pensiamo di essere. Quando sento le filippiche sciocche della destra più rumorosa e mediocre, sempre impegnata ad accusare gli stranieri di ogni male del Paese, non posso non pensare agli albanesi. Ve li ricordate, i primi anni Novanta? Nel solo 1991, appena il regime di Tirana si decise a concedere il passaporto a chi lo chiedeva, arrivarono da noi 25 mila albanesi. Nel decennio 1990-2000 ne sbarcarono 200 mila e nel 2000, secondo i dati pubblicati nello studio Gli albanesi in Italia realizzato da Caritas e Migrantes e pubblicato dalle Edizioni Idos di Roma, furono la prima etnia straniera per numero di reati gravi commessi (il 16,1% del totale).
      Vi ricordate il panico di quegli anni? Lo stereotipo era: albanese uguale delinquente feroce e senza scrupoli, disposto ad ammazzare per quattro lire. Oggi, alla fine di un altro decennio, il numero degli albanesi residenti in Italia con regolare permesso è più che raddoppiato (420 mila), nella graduatoria dei crimini commessi da stranieri sono scesi al terzo posto (dopo marocchini e romeni), per i due terzi sono normalmente occupati (e 101 mila sono i minorenni) e comunque nessuno, NESSUNO, grida più “al lupo al lupo” al solo sentirli nominare.
      Ciò non vuol dire, ovviamente, che l’improvviso afflusso di albanesi non ci abbia creato, negli anni Novanta, problemi anche difficili da risolvere. ma si tratta, appunto, di problemi, non di catastrofi o maledizioni divine. Problemi che hanno tutti i Paesi e che, come altra faccia della medaglia, hanno anche conseguenze positive: saranno i figli degli immigrati a pagare le nostre pensioni; sono gli immigrati a fare un sacco di lavori che noi non vogliamo più fare, ed è (anche) il loro lavoro a far andare avanti il Paese; è la loro fecondità a non far precipitare la natalità in Italia, a impedirci di diventare un cronicario a cielo aperto.
      Noi scontiamo l’idiosincrasia nazionale ai problemi. Che, per loro natura, richiedono studio, riflessione, provvedimenti decisi e precisi, magari qualche sacrificio. A noi piacciono i cataclismi veri o presunti, le emergenze più o meno disperate, per meno non ci muoviamo. Dopo gli albanesi abbiamo avuto i musulmani, poi i romeni. Questioni sempre affrontate con strilli e retorica, mai con un po’ di compostezza e saggezza.
      D’altra parte, che compostezza può mai avere un Paese in cui il ministro degli Interni, Bobo Maroni, si fa applaudire dai leghisti convenuti a Venezia dicendo che il problema del sovraffollamento delle carceri si risolve spedendo a casa loro i detenuti di origine straniera? Tutti coloro che hanno dimestichezza con le statistiche sulla criminalità in Italia sanno che che gli immigrati regolari delinquono con la stessa frequenza degli italiani. Il “di più” viene dagli immigrati clandestini, che evidentemente non vogliono o non possono integrarsi nella società degli onesti. Per alleggerire le carceri e diminuire il crimine, dunque, bisognerebbe agire sull’immigrazione clandestina, che la famosa legge Bossi-Fini non riesce per nulla ad arginare.
      Ma noi questo non lo facciamo. Troppo razionale, troppo nordico. Noi (o meglio, Maroni per noi) preferiamo gridare che le stragi di camorra in Campania sono una guerra civile, non il fenomeno delinquenziale che conosciamo da decenni e a cui la classe politica avrebbe dovuto da tempo porre un freno. Che pena, ragazzi.
 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

4 Commenti

  1. stefania said:

    Nessuna guerra civile in Campania, una classe dirigente assai poco credibile, una legge, la Bossi-Fini, che non ha realizzato nessuno dei suoi obiettivi ufficiali: su questo concordo pienamente. Sul razzismo, invece, no: gli italiani (per quanto possano valere le generalizzazioni) questo male, secondo me, lo portano dentro, spesso in modo superficiale e inconsapevole (ma a ben vedere questa è un’aggravante), a volte per un senso di rivalsa, come accade a molti meridionali (anch’io lo sono, per inciso) che sembrano aver dimenticato di essere stati loro oggetto di discriminazione fino all’altro ieri. Lo scrivo dal basso della mia esperienza quotidiana di signora tutto sommato benestante, con un lavoro intellettuale e un marito africano. Non c’è giorno in cui io e lui, insieme o separatamente, non ci scontriamo con i piccoli e grandi razzismi quotidiani che possono sembrare sciocchi o irrilevanti ma, a chi li subisce, fanno comunque male. Anche quando, come nel nostro caso,si hanno gli strumenti culturali ed economici per difendersi.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Cara Stefania,

    impossibile negare, con quel che succede in queste settimane, che le nostre giornate di italiani siano punteggiate di episodi xenofobi e magari anche razzisti. E lungi da me l’idea che essi non siano dolorosi per chi li subisce. Ma da qui a dire che gli italiani portano dentro il germe del razzismo…
    In Francia, Gran Bretagna, Germania, per non dire di svariati Paesi dell’Est, le cose vanno molto peggio, da questo punto di vista. E ci sono ampi studi in merito. quando dico, per amor di titolo, che gli italiani sono più pirla che razzisti, non intendo sminuire la portata del problema. Voglio invece dire che, furbi come ci crediamo, siamo poi sempre pronti a correre dietro alla prima “lepre” che ci viene buttata tra i piedi. E lo straniero, lo sappiamo bene, è per tradizione un’ottima lepre.

    Ciao, a presto

    Fulvio

  3. Emanuele said:

    Non condivido per niente tutto ciò che è presente in questo articolo..gli stranieri ci sono e causano problemi..i sondaggi indicano…che sono tutte messe in scena.basta,io non dico basta a gli immigrati..io dico prendiamo la gente di cui ci fidiamo ovvero:
    europei del nord americani del nor(stati uniti)basta..non ci serve e non vogliamo altra gente del genere..non posiamo negare che siamo diversi..non lo si può fare e basta…non stò parlando di un concetto di superiorità,no stò parlando solo di diversità,una cosa che appliacata alla diversità razziale è vista in modo malevolo,ma appliacata a qualsiasi altro settore fa bene..perchè?negli ultimi anni ci hanno messo in testa concetti elaborati in tal modo da farci pensare così..l’Italia è l’unico paese che si fa sottomettere così pesantemente dagli stranieri..

  4. Fulvio Scaglione said:

    Caro Emanuele,
    su una cosa concordo in pieno: della diversità dei popoli e delle culture occorre tener conto, se non altro per non fare scelte sbagliate. Per il resto:
    1. tu credi che l’Italia sia nella posizione di scegliere? Agli americani del Nord non importa un fico di venire qua, semmai siamo noi che siamo sempre andati da loro. Da loro disprezzati come oggi noi disprezziamo i “marocchini”.
    2. dall’immigrazione l’Italia subisce tanti problemi in più, è vero, ma ottiene anche tanti vantaggi. Per dirne solo uno: l’anno scorso il 12% dei bambini nati in Italia è nato in famiglie di immigrati regolari.Questi bambini, domani, pagheranno i contributi Inps per le pensioni di tutti, anche la tua e la mia. E se avessimo il 12% di bambini in meno avremmo anche, per dire, un bel po’ di insegnanti (italiani) in meno.
    3. che cosa intendi quando dici che l’Italia è pesantemente sottomessa dagli stranieri? Parli sul serio o è un modo di dire? Da quale streniero sei sottomesso tu, o io?
    Ciao, a presto

    Fulvio

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