Il prezzo del petrolio, dicono le cronache, è sceso al livello più basso degli ultimi sei mesi. Anzi: era a 145,18 dollari a barile a metà luglio e in tre settimane (7 agosto) è precipitato fino a quota 117,14. Se avessimo dato retto alle invenzioni dei liberali alle vongole, dovremmo ora dedurre che le speculazioni sul prezzo del petrolio sono finte, gli speculatori sono andati in pensione e i futures sono ormai diventati carta straccia. Ovviamente non è così: le Borse sono più attive che mai, gli speculatori speculano come prima, il mercato dei futures prospera.
La bufala sul prezzo del petrolio, che sarebbe basso se non fosse per l’azione dei perfidi speculatori, somiglia molto a quell’altra carnevalata dei soldati in strada. Non interviene sul nocciolo del problema ma fa spettacolo, fa credere che qualcosa si faccia, che si è duri e intransigenti. Intanto alla Procura di Gela non trovano magistrati disposti a fermarsi e non si riesce a fare i processi, ma il Governo va in giro a petto in fuori e gli ingenui ci cascano. Non importa se dall’estero ci guardano con gli occhi a palla, come dimostrano gli articoli usciti sull’Economist (che si chiede, ironicamente, se l’Italia sia diventata la Colombia) e sul Financial Times, cioè sui giornali più autorevoli prezzo la comunità internazionale del lavoro e degli affari, mica sulla stampa di estrema sinistra.
Per il petrolio è la stessa cosa: la gran cavolata sugli speculatori permette a chi la diffonde di nascondere sotto il tappeto una sostanziale inazione sui fronti dove davvero sarebbe possibile fare qualcosa. Per esempio, al posto di lanciare crociate pseudo-moralistiche, sarebbe del tutto possibile liberalizzare la vendita dei carburanti attraverso la rete della grande distribuzione (supermercati, centri commerciali, ecc. ecc.), sottraendola almeno in parte alle grandi aziende petrolifere che di fatto l’hanno in monopolio. In altri Paesi europei solo con questo si è arrivati a sconti alla pompa anche di 10 centesimo al litro per la benzina verde.
E a proposito di speculatori, speculazioni e gesti concreti. Com’è che in Italia sono tranquillamente presenti, e anzi prosperanti, catene di distributori di proprietà di Stati petroliferi come Libia (Tamoil) o Kuwait (Q8), e fra poco anche della Erg rilevata dai russi di Lukoil? E’ ovvio che una simile filiera (dal produttore al consumatore, tutto nelle stesse mani) non contribuisce alla causa dei prezzi bassi. Fare tanta retorica sul lupo che bussa alla porta senza agire sul lupo che hai già in casa non pare una gran furbata.
guarda che si puo’ speculare anche giocando al ribasso…
ciao
f.
Caro F.,
è proprio questo che volevo dire. Con il prezzo del petrolio la speculazione c’entra ma c’entra sempre, anche quando il prezzo cala, proprio per quanto dici tu. Quindi non è la speculazione il vero motore del rialzo, come non lo è del ribasso. Dire il contrario è vendere aria fritta.
Ciao, a presto
Fulvio