NATO: A BUSH DICE “NO” ANCHE SARKO

Dov’eravamo rimasti? Ah, sì: l’infido cancelliere Schroeder e l’orrido presidente Chirac che oppongono Germania e Francia alla coraggiosa America di George Bush che vuole liberare l’Iraq da Saddam Hussein e diffondere libertà, democrazia e progresso in tutto il Medio Oriente. Quanti intellettualotti nostrani ci spiegarono, intorno al 2003, quanto perfido fosse quel tradimento? Quanto povera fosse la mentalità di quei politici che non volevano aggregarsi alle magnifiche sorti e progressive immaginate da Washington? E con quali parole, sempre gli stessi, ci hanno spiegato che finalmente, con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, le cose stavano per cambiare e una nuova, munifica alleanza Europa – Usa era sul punto di nascere?        Ora guarda un po’ che cosa succede. George Bush vola a Bucarest per il più massiccio summit nella storia della Nato, tra 26 capi di Stato e di Governo e un numero imprecisato di rappresentanti delle maggiori organizzazioni internazionali. E che cosa gli tocca di scoprire? Che Germania e Francia, la Merkel e Sarkozy, sono contrari alla sua idea di accogliere nell’Alleanza Atlantica anche Ucraina e Georgia. Fine delle illusioni, fine di tanti discorsi ed ennesima topica dei neocon italiani. La domanda vera, però, è questa: ma perché mai Francia e Germania dovrebbe essere favorevoli? Al netto della solita retorica sulla libertà e sul terrorismo, le ragioni in campo sono assai semplici. La Russia non vuole che Ucraina e Georgia entrino nella Nato perché sono due snodi fondamentali sulle più importanti rotte di transito dei gasdotti (il Druzhba che porta il gas russo in Europa) e degli oleodotti (il Btc, che porta il petrolio dell’Azerbaigian fino in Turchia attraversando appunto la Georgia) internazionali. Quindi non ha piacere che ci siano soldati e agenti dei servizi segreti americani a girellare lì intorno, pronti magari a dare una mano a governi palesemente poco in sintonia con il Cremlino come quelli dei due Paesi citati. La Casa Bianca vuole Ucraina e Georgia nella Nato per le stesse ragioni, rovesciate però di segno: perché vuol mettere i suoi soldati e i suoi agenti negli snodi cruciali del trasporto e del commercio di gas e petrolio. D’altra parte l’economia parla chiaro. Gli Usa, con il 5% della popolazione mondiale, consumano il 25% del petrolio bruciato ogni giorno sul pianeta: quindi hanno bisogno di rifornimenti sicuri e, se possibile, a buon prezzo. La Russia, che è il secondo esportatore mondiale di petrolio (ne estrae 10 milioni di barili al giorno e ne rivende quasi 8), ha invece bisogno di prezzi alti e di poca concorrenza. Impossibile, dunque, farli andare d’accordo.        E la Germania e la Francia? Chiediamoci, prima di tutto, perché dovrebbero irritare la Russia per fare un piacere agli Usa. La Francia, è vero, è il maggior produttore al mondo di energia da nucleare ma non può rinunciare del tutto a gas e petrolio. E la Germania con la Russia sta addirittura costruendo un gasdotto sottomarino (il consorzio è presieduto da Helmut Schroeder, dice niente?) che le darà l’assoluta primazia in Europa in questo genere di rifornimenti. Che cosa offrirebbe Bush in cambio di questo favore? Lo scudo spaziale in Polonia per difenderci dai missili dell’Iran? Andiamo, siamo seri.        C’è poi un’altra ragione. Di Paesi a doppia fedeltà, in Europa, ce ne sono molti. La Polonia, per esempio: attaccatissima sia alla Nato e agli Usa sia ai benefici che le derivano dall’ingresso nell’Unione Europea. E infatti, appena ha assaggiato i benefici della tanto deprecata Ue (300 mila nuovi posti di lavoro), si è affrettata a liberarsi del governo di uno dei gemelli Kaczynski, tenendosi l’altro gemello come presidente. Con Ucraina e Georgia, pero’, questa tattica del bastone (la Nato, gli Usa) e della carota (la Ue) non può funzionare: l’Unione Europea non è in grado di sopportare altre divisioni né di sostenere le spese che ci vorrebbero per rimettere in linea quei due disastrati Paesi. Niente Ue, niente Nato, dicono Germania e Francia. Come in una pubblicità: no quattrini? No party.      

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top