LIBANO, C’E’ UN GENERALE CHE PIACE A BUSH E A HEZBOLLAH

    Ho appena parlato con un cristiano maronita del Libano, fortemente impegnato nelle attività della Chiesa e anche assai pratico dei drammi politici del suo Paese. Il suo commento ai fatti di questi ultimi giorni? Una raffica di elogi per Michel Suleiman, il capo di Stato Maggiore dell’Esercito libanese, l’uomo che molte volte, nella crisi istituzionale che dal novembre scorso impedisce l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, è stato indicato come il candidato più autorevole. “Non so se diventerà presidente”, mi dice l’amico, “ma è l’uomo che può mettere d’accordo tutti”.

    Grande stima per l’esercito del Libano è stata espressa, in tempi recenti, anche da George Bush: dalla primavera dell’anno scorso, cioè da quando gli uomini di Suleiman intervennero nel campo palestinese di Nah al Barid (nei pressi di Tripoli) per stroncare l’insurrezione dei miliziani di Fatah al Islam (seguaci di Al Qaeda), gli Stati Uniti hanno aumentato le forniture di armi al Libano e, a quanto dicono i portavoce della Casa Bianca, avrebbero intenzione di accrescere ancora l’impegno in tal senso.

   Il generale Suleiman, però, è lo stesso che nei giorni scorsi ha definito Hezbollah “la resistenza” ed è intervenuto affinché il premier Fouad Siniora ritirasse i provvedimenti (chiusura della rete di telecomunicazioni e rimozione del capo dei servizi di sicurezza dell’aeroporto di Beirut) presi ai danni di Hezbollah, delle sue strutture e dei suoi uomini. Stimato e aiutato dagli Usa ma pronto a mettersi contro il Governo legittimo del Paese per arrivare a un accordo con Hezbollah, nemico giurato di Israele. Bel paradosso, ‘sto Suleiman. O no?

   Il paradosso, però, è tale per chi ragiona solo in base alla convinzione che Hezbollah sia un fantoccio nelle mani dell’Iran. Tesi che torna utile a Israele e agli Usa ma non aiuta a capire la situazione del Libano. Hezbollah pratica il terrorismo? Certo, è evidente. Hezbollah è legato all’Iran? Certo, è evidente. Ma Hezbollah è anche l’espressione (militare e politica) di una comunità, gli sciiti, che da sola sfiora ormai il 35% della popolazione. Quanto senso ha pensare che un terzo della popolazione di un intero Paese sia fatto di terroristi?

   Il legame con l’Iran è solido ma negli anni Hezbollah è diventato sempre più un “movimento nazionale” e come tale ha sostenuto l’esercito nella battaglia contro i qaedisti di Nah al Barid. Non solo: il Giorno della Resistenza, festa nazionale del Libano (il 24 maggio, data in cui nel 2000 l’esercito di Israele si ritirò nei propri confini), è anche e palesemente la festa di Hezbollah, che di quella “resistenza” fu protagonista.

    Dimenticare tutto questo significa una sola cosa: capire poco o nulla di quanto accade in Libano. Anche perché il principale alleato cristiano di Hezbollah, il maronita Michel Aoun, è a sua volta un ex capo di Stato maggiore. L’intesa cordiale tra militari e miliziani, in Libano, è dunque di lunga data. Lo capiscono bene altri militari, i nostri: 2.900 soldati all’interno della forza Unifil, che conta in totale 13 mila uomini. Sono accampati nel Sud del Libano e che cosa sia Hezbollah da quelle parti lo vedono ogni giorno. Forse anche grazie ai loro rapporti il nuovo ministro della Difesa, onorevole Ignazio La Russa, non è partito in tromba  con la faccia feroce come magari qualche suo compagno di partito avrebbe preferito ma ha pronunciato parole di grande saggezza. Prima capire, poi (forse) sparare. Non facciamo gli americani, grazie. 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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