IVINS SUICIDA: FINE DEL CASO ANTRACE MA NON DELLE BUFALE SULLE ARMI CHIMICHE

      Quante volte, in questi ultimi anni, vi siete sentiti ripetere che eravamo sull’orlo di un attacco nucleare o chimico da parte del terrorismo (preferibilmente islamico), che Al Qaeda (per non parlare di Saddam Hussein, certo) si era impadronita di sostanze micidiali, che dagli smandrappati depositi militari dei Paesi dell’ex Urss le bombe atomiche venivano rubate e rivendute agli Stati canaglia come se fossero cornetti alla crema? Quante volte non so dirvelo. Sono però in grado di ricordarvi la più recente: il 9 luglio, meno di un mese fa, quando l’Iran ha lanciato alcuni missili nel corso di una serie di manovre militari. Subito gli “analisti” hanno cominciato a dire che l’Iran era in possesso di bombe atomiche “tascabili”, importate dalla Russia, che potevano essere montate sui missili Shahab e lanciate contro Israele. Non era vero niente, anzi: persino i missili erano in parte inventati e inseriti in foto ritoccate con Photoshop.
       Questa storia va avanti da molti anni: è cominciata con il crollo dell’Urss, è proseguita con l’offensiva del terrorismo, si è infine adagiata nella lista nera degli Stati canaglia. Una quindicina d’anni, più o meno, in cui molti milioni di persone sono stati terrorizzate con lo spauracchio della bomba chimica o radioattiva portata di nascosto a Roma, New York o Parigi e poi fatta esplodere, mentre un satanico personaggio osserva e ride nell’ombra.
       Hollywood, sempre pronta a mobilitarsi come industria di costruzione del consenso, ha fatto con energia la sua parte, producendo decine di film in cui la storia era sempre la stessa: il perfido mercante di morte mette sul mercato l’ordigno, il crudele terrorista incavolato con l’America la compra, l’eroico agente sventa il folle piano, di solito all’ultimo secondo. Uno di questi film è stato trasmesso pochi giorni fa sui nostri canali nazionali: si intitola Bad Company, ha come interpreti Anthony Hopkins e Chris Rock e guarda caso è stato prodotto nel 2002.
       Purtroppo per gli sceneggiatori, in questi quindici anni non solo non è mai successo nulla di simile, ma nemmeno si è avuta notizia che una qualche bomba chimica o atomica fosse stata intercettata mentre il perfido mercante cercava di rivenderla al crudele terrorista. Certo, i servizi segreti avranno fatto il loro bel lavoro. Sicuro, allarmi e controlli non saranno stati inutili. Indubbio, le leggi che hanno permesso una sempre maggiore intromissione nella vita privata dei cittadini ci avranno anche portato un po’ più di sicurezza. Ma nemmeno un caso in quindici anni? Nemmeno una notiziola, una crisetta, un allarmuccio? E guardate che alla fin fine anche i servizi segreti la pensano così, solo che non ci tengono a dirlo e quindi gli ingenui ci cascano. Un esempio? Eccolo: nel giugno del 2007 l’Fbi ha organizzato una conferenza sul terrorismo nucleare a cui hanno partecipato esperti di 28 Paesi. Il titolo dell’incontro era: Terrorismo nucleare – Una minaccia seria da prendere sul serio. Tutti d’accordo sul fatto che la minaccia non può essere ignorata ma tutti d’accordo anche sul fatto che (cito sempre dai resoconti ufficiali) la “possibilità di un simile attacco è piuttosto bassa”.
      Comunque non è vero che in quel periodo non è successo niente. La Corea del Nord si è procurata gli schemi e la tecnologia per costruire la bomba atomica, come poi regolarmente ha fatto, presso l’arcinoto e arcistimato scienziato Abdul Qadir Khan, considerato il “padre della bomba atomica” del Pakistan, in patria stimato come un eroe. Il più illustre scienziato atomico del Paese in Asia più appoggiato e finanziato dagli Usa, mica uno di quei generalotti ex sovietici dei film alla 007. E l’antrace, ve la ricordate? La micidiale polverina che nel 2001, infilata nelle buste e nei pacchi della posta ordinaria, fece negli Stati Uniti 5 morti e 17 feriti? Era l’anno di Saddam e di Al Qaeda, del terrorismo internazionale e della campagna americana per la libertà e la democrazia, un po’ di psicosi era anche comprensibile. Dopo 7 anni di indagini, la questione sembra chiusa. Ma il presunto colpevole non è un terrorista bensì Bruce Edwards Ivins, 62 anni, microbiologo, scienziato impegnato nel laboratorio militare (proprio così: lavorava per l’esercito Usa…) di Fort Detrick (Maryland), collaboratore dell’Fbi nelle prime fasi dell’inchiesta.
      Purtroppo Ivins si è suicidato e quindi la verità sarà sepolta con lui. Ivins, infatti, non è stato il primo scienziato militare a finire nella graticola dell’inchiesta. Prima di lui era toccata a Steve Hatfill, altro biologo di Fort Detrick, che però non era crollato, anzi: ben fornito di avvocati aveva lottato fino a farsi risarcire dal Dipartimento di Giustizia con un bell’assegno da 5,8 milioni di dollari.
       Se in tanti anni gli stessi terroristi che non hanno esitato a massacrare donne e bambini innocenti non hanno invece impiegato le famose bombe chimiche o radioattive, una ragione ci sarà. Forse, tanto per dirne una banale, non è così facile come vogliono farci pensare. E comunque la cronaca di questi anni dimostra che il pericolo, quando c’è, arriva dagli “amici” prima che dai nemici.

Per la conferenza internazionale dell’Fbi sul terrorismo nucleare: http://www.fbi.gov/page2/june07/nuclear061507.htm

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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