Quali Paesi sono i massimi produttori di “effetto serra”? La classifica mondiale assoluta è la seguente: Cina con il 21% delle emissioni mondiali di anidride carbonica; Usa con il 20%; Unione Europea con il 14%; Russia con il 6%; India con il 5%; e Giappone con il 4%.
La graduatoria, però, cambia se prendiamo in considerazione altri dati relativi agli stessi Paesi. Se consideriamo, per esempio, la quota del Prodotto interno lordo mondiale realizzata da ognuno, allora dobbiamo concludere che la Ue è virtuosa, perché con il 14% di tutte le emissioni realizza il 22% del Pil mondiale. Bene anche il Giappone, che con il 4% delle emissioni ottiene il 7% del Pil; accettabile l’India (5% delle emissioni e 5% del Pil). Meno bene gli Usa (20% delle emissioni e 21% del Pil), male la Russia (6% delle emissioni e 3% del Pil), malissimo la Cina, che con il 21% delle emissioni ottiene appena l’11% del Pil mondiale.
Terzo punto di vista e terza graduatoria. Quante tonnellate di anidride carbonica producono i singoli cittadini di quei Paesi? I più inquinanti sono gli americani, con 18,7 tonnellate a testa l’anno; seguono i russi (11,1 tonnellate), i giapponesi (9,6), gli europei (7,8), i cinesi (4,6) e gli indiani (1,2).
Quarta graduatoria: quanta energia consuma ciascun cittadino degli stessi Paesi? I più esigenti sono gli americani, ognuno dei quali chiede 7,6 toe (tonnellate di petrolio equivalente, cioè l’energia che si ricava bruciando una tonnellata di petrolio) l’anno; poi i russi (4,7 toe), i giapponesi (4 toe), gli europei (3,5 toe), i cinesi (1,5 toe) e gli indiani (0,5 toe).
Le diverse interpretazioni di queste diverse graduatorie sono state all’origine del sostanziale fallimento della Conferenza sul clima di Copenhagen (dicembre 2009). Gli Usa dicevano alla Cina: inquini troppo, taglia. La Cina diceva agli Usa: siete pazzi a bruciare tutta quell’energia? Tagliate. Dal 29 novembre al 10 dicembre la discussione riprende a Cancun (Messico). La crisi globale ci ha fatto inquinare un poco meno ma dal punto di vista politico si sono fatti ben pochi passi avanti.
Fonte dei dati: International Energy Agency (Iea)