ITALIANI ATTENTI, PER IL CORRIERONE NON SIETE ABBASTANZA ANTICOMUNISTI

Ogni tot di anni impazza il valzer dei direttori dei grandi giornali. In questo caso c’è almeno una buona notizia, perché Ferruccio De Bortoli (foto sotto) è un signor direttore e il Corriere della Sera, che è un signor giornale, aveva bisogno di uno come lui. Io non so nulla degli assetti interni del Corrierone, ma so qualcosa dei risultati esterni. E da lettore (oltre che da giornalista, naturalmente) vi voglio raccontare due storie.


                           180px-ferruccio_de_bortoli.jpg     La prima riguarda la guerra di Gaza. Ricorderete gli articoli che fecero tanto rumore, tutti tesi a smontare il bilancio delle vittime tracciato dalle fonti palestinesi. Ricorderete quei bei reportage d’azione, in cui si diceva che gli ospedali di Gaza erano vuoti e che quella conta dei morti era falsata da ripetizioni, speculazioni sui cadaveri, ecc. ecc. Bene, guarda un po’ che cosa salta fuori: le fonti palestinesi hanno fissato il bilancio delle vittime in 1.417, l’esercito israeliano in 1.370. In pratica, le stesse conclusioni. Dunque come facevano gli ospedali di Gaza a essere vuoti? Perché scrivere con assoluta arroganza e parzialità che le fonti palestinesi mentivano per influire sull’opinione pubblica mondiale?
      Seconda storia, di sicuro meno drammatica e in un certo senso divertente. I giornali del centro-destra piangono calde lacrime sulla sfortunata sorte del film Katyn, diretto dal regista Andrzej Wajda. Polacco, Wajda è un grande cineasta: non per nulla nel 1981 vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes con L’uomo di ferro, per tre volte concorse all’Oscar per il miglior film straniero (con La terra della grande promessa, Le signorine di Wilko e lo stesso Uomo di ferro), per poi ricevere l’Oscar alla carriera nel 2000 e, con la stessa motivazione, l’Orso d’Oro al Festival Internazionale di Berlino nel 2006.
      Voglio dire: Wajda (foto sotto) è sempre stato un grande intellettuale anti-comunista e non per questo gli sono mancati i riconoscimenti. Ma non basta: i giornalisti di regime ce la contano su con la censura, con il pubblico prevenuto. Fabrizio Cicchitto, capogruppo del PdL alla Camera, dice al Corrierone: “Resta l’organizzazione della cultura. Finita nelle mani della sinistra peggiore, quella giustizialista… Si rende conto che non si riesce a vedere “Katyn”, il film di Wajda sul massacrao degli ufficiali polacchi? Lo sa che in tutta Italia lo danno solo in 12 sale?”.
      Verrebbe da ricordare al buon Cicchitto che il cavalier Berlusconi è anche un industriale della distribuzione cinematografica, e che forse potrebbe darla lui una mano al film di Wajda. Ma passi, Cicchitto fa solo il suo mestiere. Mi chiedo invece che mestiere faccia Battista, vice-direttore del Corrierone, che si sdegna in prima pagina per l’infelice sorte del film di Wajda. Battista, almeno, ha il coraggio di riconoscere che, molto semplicemente, la gente non va a vederlo: “Il film è stato distribuito in poche copie ma ha incassato ancora meno”, 397 euro a copia. Le logiche conclusioni potrebbero essere: alla gente non piace; il tema dell’eccidio di Katyn (dove i sovietici, nella primavera del 1940, sterminarono 22 mila ufficiali e civili polacchi; foto sotto) non interessa agli italiani; il film è brutto (non lo so, non l’ho visto, ma potrebbe pure essere). Insomma, si potrebbe pure immaginare una ragione semplice semplice per il flop. Invece no. Battista, che a suo tempo militò in Unità operaia marxista-leninista, e poi fu del Manifesto, prende la penna e scrive: “Si è imposta, non per ordine censorio ma per spontanea adesione a un luogo comune, l’idea secondo la quale, a comunismo morto, l’anticomunismo non è che l’ossessione minoritaria di passatisti risentiti e nostalgici della guerra fredda. Immaginate lo scalpore che susciterebbe l’idea secondo la quale, a fascismo morto, anche l’antifascismo fosse una patetica sopravvivenza del passato. Ma sul comunismo, nessuno scalpore”.

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        Insomma, noi italiani non siamo abbastanza anti-comunisti. Noi italiani che abbiamo il PdL al 40 e spingi per cento e il centro-destra maggioritario in Parlamento e saldamente al Governo. Noi che abbiamo assistito alla fusione tra An e Forza Italia sotto l’egida di un discorso di Berlusconi che Ernesto Galli della Loggia (forse poco anticomunista pure lui…) ha così descritto sullo stesso Corrierone: “Anche un ascolto superficiale del discorso di Berlusconi al Congresso di fondazione del PdL consente di coglierne immediatamente il cuore ideologico: è l’anticomunismo”. Noi italiani che leggiamo una lettera aperta in cui il presidente emerito Cossiga (poco anticomunista pure lui, pare…) esorta il premier Berlusconi a partecipare alle cerimonie del 25 aprile.
      Per essere franchi: non sono mai stato comunista e nemmeno fascista e mi sono rotto le palle di farmi spiegare l’anticomunismo, per di più in maniera così rozza, da coloro che comunisti lo furono davvero. Inoltre, per tornare a Wajda: com’è che tutti i berlusconiani d’Italia non riempiono le sale in cui si proietta il suo film su Katyn? Pensate se il 40% degli italiani andasse a vederlo, che trionfo sarebbe. Io ho già dato: ai tempi dei cineforum e dei cinema parrocchiali mi sono visto quasi tutta la filmografia del maestro polacco, e se mi perdo questo film sono comunque in attivo. E’ anche per storie come queste che l’arrivo al Corrierone di De Bortoli, il direttore che ebbe il coraggio (e infatti ci rimise il posto) e la preveggenza di giudicare in modo critico la guerra in Iraq, mi pare una gran buona notizia.  

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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