C’è voluto il solito religioso, per non dire il solito cardinale Tettamanzi, perché qualcuno ci ricordasse il dramma nazionale delle carceri. Qualche cifra: 72 suicidi nel 2009 (battuto ogni record, l’anno più famigerato era il 2001 con 69), con 561 suicidi tra le sbarre a partire dal 2000 e, dallo stesso anno, 1.563 morti. La percentuale dei suicidi in carcere supera di oltre sedici volte la percentuale della popolazione generale. Dico “dramma nazionale” apposta: non possiamo pensare che sia affare solo dei “cattivi”, di quelli che hanno sbagliato, e che i “buoni”, cioè noi, siano autorizzati a pensare che non li riguarda. Come minimo dovremmo farci venire qualche dubbio. Un Paese che non riesce a far funzionare il sistema carcerario sarà poi in grado di gestire questioni ancor più complesse come l’immigrazione o anche solo l’informatizzazione della pubblica amministrazione o l’alta velocità ferroviaria?
A me, poi, l’inasprimento della questione carceraria preoccupa come parte di un generale e collettivo incrudelimento dello spirito nazionale. Ma siamo davvero noi, questi che sbattono in mezzo a una strada madri e bambini rom come se fossero il primo problema di una metropoli come Milano, finita nel panico e nel marasma per una nevicata annunciata con settimane di anticipo? Siamo noi questi che rimandano nei campi di Gheddafi donne, vecchi e bambini tra i quali ci sono decine di persone che avrebbero diritto a formulare una legittima e verificabile domanda d’asilo politico? Siamo noi questi così duri e puri con i pochi più miseri e disgraziati, magari anche colpevoli, e così di manica larga con evasori, truffatori, colletti bianchi di mano lesta, politici corrotti, manager disonesti, amministratori inefficienti e magari anche ladri?
Prima o poi il dramma delle carceri finirà all’attenzione di tutti. Basta fare quatto conti. Per quasi tutto il 2009 il numero dei detenuti è cresciuto di 800 persone ogni mese. Nel 2010, vista anche l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, il ritmo non è destinato a rallentare ma, semmai, ad accelerare. Già oggi nelle prigioni italiane ci sono 90 mila detenuti, cioè quasi il doppio di quelli che le condizioni igienico-sanitarie consentirebbero. Tra un anno, a fine 2010, saranno 10 mila in più. E secondo alcune stime, prima che siano pronti i nuovi “posti carcere” previsti dal progetto del Governo per costruire altre prigioni, il numero dei carcerati sarà cresciuto ancora di 30 mila persone. Che cosa succederà, allora? E che cosa ci diremo per continuare a sentirci dalla parte dei buoni?