Gert Wilders, il leader nazionalista olandese che guida il Partito per la Libertà da lui stesso fondato nel 2006, sa come movimentare la campagna per le elezioni europee. Da dicembre ha cominciato a stampare e diffondere manifesti e sticker che, sullo sfondo della bandiera dell’Arabia Saudita, propongono insulti di bassa lega a Maometto, al Corano, all’Islam e ai musulmani in genere. Dai e dai è riuscito alla fine a farsi notare.
Dopo qualche mese, infatti, la strategia dell’insulto di Geert Wilders è stata registrata dai funzionari del regno saudita che, imbufaliti, hanno fatto sapere al Governo olandese che difficilmente otterrà nuove commesse in futuro. Non è cosa da poco. Attualmente le aziende olandesi sono impegnate in 119 progetti in Arabia Saudita (in primo luogo, ovviamente, nel settore chimico e petrolifero) e l’interscambio commerciale vale circa 8 miliardi l’anno. L’Olanda è uno dei maggiori investitori stranieri in Arabia Saudita, con una quota pari a circa il 4% di tutti gli investimenti diretti dall’estero nel regno.
Geert Wilders rilancia
La minaccia non ha ovviamente rallegrato il Governo olandese. Ha invece caricato Geert Wilders, che ha semplicemente risposto: “Siamo noi che avremmo dovuto boicottare l’Arabia Saudita molto tempo fa”. Ed è probabile che la polemica internazionale gli faccia ancora guadagnare qualche consenso, rendendo ancor più insidioso il suo testa a testa con il Partito democratico.
La questione, in realtà, è molto seria ma anche molto buffa. Geert Wilders pratica la stessa strategia dei Grillo, Le Pen e compagnia cantante: prima insultare, poi semmai (ma solo semmai) spiegare come diavolo si farebbe a governare un Paese con i loro principi. Il leader nazionalista e razzista olandese in pura teoria avrebbe pure ragione: se c’è un Paese che, oggi, meriterebbe una qualche sanzione questo è proprio l’Arabia Saudita, finanziatrice di tutti gli estremismi islamici del mondo e quindi fattore di instabilità e rischio. Altro che la Russia con la Crimea.
Il problema è che non si può fare. Perché i Paesi del Golfo sono ormai dei partner fondamentali per la nostra ansimante economia. Basta pensare, per fare solo un esempio, che il fondo sovrano del Qatar (Paese che sostiene i Fratelli Musulmani e dialoga con l’Iran) è diventato il primo azionista della tedesca Deutsche Bank. Quindi la farsa di Geert Wilders nasconde un dramma: che anche quando tra le tante scemenze dice una cosa “seria”, purtroppo è irrealizzabile. E se fosse realizzata sarebbe la rovina del suo Paese
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