Il 93 per cento degli ebrei d’Europa vive in soli 9 Paesi della Ue: Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Lettonia, Svezia e Regno Unito. Per questo proprio in questi Paesi l’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali ha realizzato un’indagine “sulle esperienze di discriminazione e reati generati dall’odio” vissuti appunto dagli ebrei che risiedono nell’Unione.
I risultati sono quelli che possiamo immaginare: nei 12 mesi precedenti l’indagine, per esempio, il 26% di tutti gli intervistati ha vissuto un episodio o episodi di insulti verbali o molestie per il fatto di essere ebreo – il 4% ha subito violenza fisica o è stato minacciato di violenza. Altro dato: il 23% degli intervistati ha dichiarato che spesso evita di partecipare a eventi ebraici o di visitare luoghi ebraici perché non si sentirebbe al sicuro, in quanto ebreo, sul posto o durante il percorso per recarvisi. Il 27% di tutti gli intervistati evita determinati luoghi nella propria zona o nel proprio quartiere, almeno di tanto in tanto, perché non si sente al sicuro in quanto ebreo.
Insomma: l’antisemitismo, almeno a livello di provocazione e di molestia verbale o scritta, in Europa è ancora in crescita. Un fenomeno che si interseca con quello parallelo dei pregiudizi e delle discriminazioni contro i musulmani, anch’esse in crescita. Lo testimonia il recente rapporto dell’Enar (Rete Europea contro il Razzismo), che ha rilevato come i cittadini di fede islamica siano i più soggetti in Europa a discriminazioni e provocazioni. In particolare le donne, vittime nell’85% degli episodi, che scontano anche l’inclinazione alla violenza di genere.
Sempre l’Enar (preceduta, preceduta, con risultati analoghi, dalla Gallup americana) aveva segnalato in un’altra ricerca la crescita parallela, in Europa, del pregiudizio antisemita e dell’islamofobia. L’antisemitismo e la xenofobia non sono certo invenzioni recenti, nei nostri Paesi. E’ però evidente che da molti anni, ormai, l’impatto della crisi economica viene sfruttato dalla destra estrema per lucrare voti con una propaganda razzista o semi-razzista che attribuisce al “diverso” ogni colpa. Altrettanto evidente (e il caso Italia è esemplare) la responsabilità della destra cosiddetta “istituzionale” che, per le stesse speculazioni elettorali, ha troppo spesso e troppo a lungo flirtato con una destra impresentabile e dannosa.