Mohammed Morsi, 64 anni, ingegnere con Ph.D ottenuto in California, presidente del Partito Libertà e Giustizia fondato dai Fratelli Musulmani alla vigilia della Primavera Araba che cacciò Mubarak nel 2011, come quinto presidente dell’Egitto ha cantato una sola estate. Nel giro di un anno e qualche giorno, infatti, è passato dallo scranno presidenziale agli arresti. Insediato Presidente il 30 giugno del 2012, è diventato prigioniero dell’esercito il 3 luglio del 2013. Uno di quelli, insomma, che hanno sciupato l’occasione della vita. Uno che ha vinto alla lotteria ma ha perso il biglietto.
Una carriera fulminea (fu eletto per la prima volta al Parlamento nel 2000), anche se al contrario. E pensare che Morsi avrebbe avuto tutte le caratteristiche per imporsi come un volto nuovo della politica egiziana. Ben radicato in Occidente (è stato anche assistente presso la cattedra di Ingegneria della California State University), poteva vantare una lunga militanza nel ramo politico della Fratellanza, fin dai tempi in cui ai Fratelli Musulmani era proibito presentarsi alle elezioni.
Nella sua veste di militante, Morsi finì anche in carcere nel 2011 e fu protagonista di un episodio clamoroso. Rinchiuso nella prigione di Wadi al Natroun, fu liberato con altri 34 prigionieri dalla folla che protestava contro Mubarak, ma rifiutò di fuggire. Al contrario, dal carcere si mise in contatto con la televisione satellitare Al Jazeera proprio per propagandare la decisione di restare in carcere come ulteriore forma di protesta contro il regime.
In questo anno di presidenza, Morsi è però riuscito ad alienarsi il consenso di tutte le componenti della società egiziana che non si richiamano esplicitamente all’ideologia dei Fratelli Musulmani: l’hanno abbandonato i copti, i militari, i laici, la magistratura, il Parlamento, i suoi stessi ministri. Ma soprattutto l’ha abbandonato quella vasta parte della società egiziana che nel controllo dell’islam integrale sulla politica non vede prospettive di sviluppo per il Paese. Con la shari’a non si mangia, ha detto polemicamente Mohammed Al Baradei, esponente di spicco del fronte laico ed ex presidente dell’Agenzia atomica dell’Onu. Appunto.