E il risultato qual è? Con ogni probabilità, nel giro di pochi mesi assisteremo a una riedizione della guerra civile degli anni Novanta, perché i talebani sono rinati e si sono rafforzati, tanto che possono sedersi come autorevoli interlocutori al tavolo delle trattative di pace. È chiaro che per il futuro dell’ Afghanistan hanno progetti molto ma molto diversi da quelli di coloro che, con più o meno successo, governano all’ombra dei fucili Nato. E con ogni probabilità saranno i talebani a vincere, forti del consenso che, soprattutto nelle campagne, non hanno di fatto mai perso. Come in un perverso gioco dell’oca, quindi, torneremo quasi esattamente alla casella del via. Vent’anni e 300 mila morti dopo.
L’altro fatto, incredibile se solo ci scostiamo dalla visione americocentrica che domina da decenni, è che questo ritiro è la replica di altri ritiri. Quello dal Vietnam, per esempio. O quello, molto più vicino a noi, dall’Iraq, decretato nel 2011 da Barack Obama che aveva proprio Biden come vice alla Casa Bianca. In Iraq sappiamo come andò. George Bush Jr e Tony Blair inventarono un po’ di frottole sulle armi di distruzione di massa per condurre la loro guerra coloniale. E produssero così un’ondata di violenze e distruzioni responsabile di molti massacri (morirono circa 15 mila tra soldati delle diverse nazionalità, soldati iracheni e contractor, almeno 30 mila soldati dell’esercito di Saddam Hussein, almeno 50 mila insorti e un numero di civili che nessuno ha saputo o voluto precisare, ma che assomma a centinaia di migliaia di persone), della destabilizzazione di un’intera regione e di quei risentimenti che, più avanti, spalancarono la strada ad Al Qaeda e all’Isis.
Eppure, ogni volta, si finisce con un più o meno clamoroso ritiro, di cui si parla come di un merito, di un gesto avveduto, e non come dell’inevitabile conseguenza di una formidabile ottusità e spietatezza politica. Chi scrive era in Afghanistan nel 2001, quando questa ventennale follia prese il via. Seguivo l’avanzata dell’Alleanza del Nord e si capiva lontano un chilometro che era una guerra finta, vinta in partenza comprando il consenso delle tribù contro i talebani. Come sempre, comprare la vittoria non fu difficile. Comprare la pace, invece, si è rivelato impossibile. Vedrete, tra vent’anni faranno lo stesso con la Siria. E diranno le stesse cose che dicono oggi.