USA E RUSSIA, LA SFIDA DEGLI ARSENALI

arsenaliUn missile del sistema russo Burevestnik.

di Stefano Orsi

Di recente, il presidente Donald Trump ha rilasciato dichiarazioni relative a nuovi sistemi d’arma che sarebbero a disposizione degli USA. Lo ha fatto a modo suo, anche durante una intervista rilasciata a  Bob Woodward per il suo nuovo libro. In particolare, Trump ha parlato di una nuova arma nucleare per gli arsenali americani, di un sistema che nessuno conosce o ha mai visto prima. Sono i soliti toni sopra le righe tipici di quest’uomo. Ma a quale sistema fa riferimento? In diversi momenti della sua presidenza Trump ha annunciato nuovi sistemi d’arma, dal missile “Super-Duper” ai caccia veramente “invisibili” ed ora la nuova arma nucleare, cui poi è seguito anche un annuncio di un sistema di nuovi satelliti militari. E non dimentichiamo, nel dicembre del 2019, il lancio della nuova Space Force.

Sappiamo bene che dietro ai modi bizzarri e ai toni esagerati si nascondono riferimenti a fatti reali. Ma possiamo capire dalle confuse caratteristiche indicate da Trump a quali sistemi effettivamente si riferisca, e quale possa divenire la futura strategia militare USA? Partiamo dalle armi in fase di sviluppo.

Dopo le rivelazioni russe sui loro nuovi sistemi, gli USA si sono accorti di trovarsi un passo indietro rispetto ai loro nemici di sempre. Il punto di svolta fu l’abbandono da parte degli USA del trattato ABM nel 2002: da quel momento, le strategie della Difesa russa presero slancio con lo sviluppo di nuovi e moderni sistemi di armi. Un progresso tecnologico quasi prodigioso per tasso di innovazione, rapidità di sviluppo e risultati. Eccone alcuni punti di forza degli arsenali russi.

Il missile RS-28 SARMAT, per esempio, missile intercontinentale pesante e bistadio, capace di trasportare, nella sua configurazione più armata, fino a 24 testate MARV Avangard e lanciabile, senza alcun preriscaldo, dai silos. Il missile KH-47M2 KINZHAL, ipersonico, mach 10, 2.000 chilometri di gittata, aviolanciato (Mig-31 BP, TU160M2, TU22M3M), molto manovrabile anche ad elevati G, micidiale per navi e obiettivi protetti. Il missile 9M-730 BUREVESTNIK, svelato quando ancora nemmeno si sospettava esistesse da rilevamenti di radioattività sui cieli artici, un missile da crociera di nuova concezione che vanta una propulsione nucleare ed un sistema di navigazione misto inerziale e TERCOM che gli permette di spostarsi su tutta la superficie del pianeta per un tempo di mesi, se occorre, prima di colpire il bersaglio evitando anche le difese aeree. Per l’impiego per cui è studiato, questo missile monta testate nucleari.

L’Object 4202 AVANGARD, una testata MARV composta dalla carica esplosiva atomica, fino a due megatoni, e dal suo vettore di rientro. In che consiste la particolarità del sistema Avangard? Il vettore è un aliante ipersonico, definizione HGV (Veicolo ipersonico planante o Hypersonic glidevehicle) che viaggia ad una velocità tra i 20 e i 27 mach ed è capace di compiere manovre nella fase di avvicinamento all’obiettivo, mutando sia rotta che altitudine ed eludendo, in tal modo, ogni sistema di intercettazione balistica al momento disponibile per gli USA. Questo sistema è operativo dal 2018.

Status-6 POSEIDON: non si tratta di un sistema aereo ma sottomarino, un veicolo automatizzato che ha il compito di spostarsi autonomamente e di avvicinarsi lungo i fondali marini alle coste del Paese nemico. Il Poseidon nasce per trasportare un ordigno termonucleare di potenza devastante, 100 Megatoni (la bomba Tsar, per farsi una idea, aveva una potenza di circa 60 Megatoni). Compito del Poseidon è raggiungere le coste nemiche e detonare in prossimità di esse, causando oltre ai danni dell’esplosione e al fallout radioattivo, anche un devastante tsunami.

A questo elenco dobbiamo aggiungere lo studio per un caccia di quinta generazione, l’SU-57, che in realtà sarebbe un momento di passaggio dal SU35 stato dell’arte derivato dal SU-27, verso i caccia della sesta generazione a cui sta già lavorando la MIG per la successione del caccia Mig-31, studio e progettazione che vedono già impegnati diversi Paesi tra cui Italia, Svezia e GB con il progetto TEMPEST, la Francia con la Germania nel progetto del loro Fcas e gli USA, che ancora stanno cercando di mettere a punto il loro F35, dal costo stratosferico e suddiviso tra gli alleati, e che ora devono portarsi oltre con lo studio di un successore per l’F22.

Al momento, per comprendere la situazione del Pentagono, sembra del tutto tramontato il concetto di un velivolo joint come l’F-35, rivelatosi davvero fallimentare, per tornare a un più semplice concetto, “per ogni compito il velivolo specifico”, pur partendo magari da una piattaforma largamente condivisa. In questa direzione pare si stiano orientando i maggiori competitor, con danno verso progetti come l’F35, caccia già prodotto e consegnato ma ancora in fase di modifiche e correzione, come i pesanti e costosi aggiornamenti necessari dimostrano, e che vedrebbe tagliati parecchi ordinativi. Il Regno Unito, per esempio, ne aveva in ordine 138, che furono ordinati nella configurazione B, cioè quelli a decollo corto e atterraggio in verticale che la RAF intendeva utilizzare anche per le due portaerei in servizio, la “R-08 Queen Elizabeth” e la “R-09 Prince of Wales”. Il taglio limiterebbe gli acquisti a soli 48 F35, dirottando i risparmi sullo sviluppo del caccia Tempest. Gli USA, peraltro, hanno divulgato i primi disegni di un caccia in fase di progetto da parte di Northrop Grumman, caccia monomotore con profilo e schema di ala volante, stessa scelta concettuale per Boeing ma bimotore, mentre Lockheed Martin propone una soluzione ispirata al collaudato schema dell’F22 per migliorare il controllo alle basse velocità.

Nell’ormai famosa intervista a Woodward, Trump non ha citato esattamente a quali armi si riferisse. Proviamo noi a raccontare che cosa preparano gli Usa nei loro arsenali, ormai costretti a rincorrere quelli Russi. Il missile definito Super-Duper, per esempio, che cosa potrebbe davvero essere? Dopo l’annuncio russo della raggiunta operatività del sistema Avangard, gli USA hanno accelerato lo sviluppo del loro sistema ipersonico e Trump ha dichiarato che i missili americani saranno fino a 17 volte più veloci dei missili attuali. Non credo si riferisse ai razzi spaziali, perché creare un vettore spaziale 17 volte più veloce di un attuale sistema che viaggia attorno ai 20 mach è fuori discussione, anche per le implicazioni di un rientro in atmosfera a quelle velocità.

Dobbiamo quindi credere che Trump si riferisse a un missile in uso terrestre aviotrasportato, anche se l’affermazione “17 volte più veloce di ogni altro missile” pare essere soprattutto un’esagerazione, una spacconata, dovuta o alla boria o ad una cattiva comprensione dei termini tecnici. In effetti la CNN aveva dato notizia di un test effettuato nel luglio di quest’anno presso le Hawaii, dove un vettore manovrabile ipersonico, il C-HGB, aveva appunto raggiunto la velocità di mach 17. Un missile o vettore di rientro che viaggia a mach 17 è possibile da realizzare visto che i Russi ci sono riusciti e riavvicinerebbe gli USA alla Russia. Un vettore manovrabile con velocità di mach 17 potrebbe essere in grado di superare il nuovo sistema di intercettazione russo S500 che, in teoria, è capace di ingaggiare e abbattere bersagli fino alla velocità di 18.000 Km/h, ovvero 14 mach.

Quello che è certo, comunque, è che questo sistema americano non è ancora operativo. Non si conoscono però le esatte prestazioni e caratteristiche del sistema di difesa antimissile russo, basato su tecnologia laser, il PERESVET, che sarebbe destinato alla difesa dei siti missilistici. In teoria potrebbe essere stato studiato proprio per superare i limiti fisici che vi sono nell’intercettazione di un vettore di rientro che viaggia oltre i mach 14 per esempio. Potrebbero averlo sviluppato proprio grazie al programma Avangard, pertanto potrebbe essere in grado di intercettare anche il missile Super-Duper.

Per quanto riguarda la nuova arma nucleare, e seguendo la falsa riga del precedente esempio, esistono nuove testate nucleari sviluppate dagli Usa e destinate ad equipaggiare i nuovi sistemi d’arma. Probabilmente le allusioni di Trump erano rivolte alla nuova testata nucleare a basso rendimento, la W76-2, che si adatterebbe a essere lanciata dai sottomarini atomici della marina americana, all’interno dei missili Trident, garantendo così una rapidissima risposta nucleare a basso potenziale entro pochi minuti, mentre in precedenza ogni ordigno nucleare statunitense doveva essere affidato per la consegna ai caccia di penetrazione, con una preparazione di alcune ore e il rischio di vederli intercettati dalle difese nemiche.

Trump infine ha accennato ad armi nuove di cui nessuno ha mai sentito parlare, e credo sia possibile che queste armi esistano davvero. Di certo, con il varo della SPACE FORCE, il Presidente americano ha indicato una pista da seguire per individuare il nuovo teatro di un’ipotetica guerra. Il dominio dello spazio e la capacità di interdirne l’accesso ai nemici temo non sia altro che l’applicazione di quella strategia Rumsfeld per garantire il dominio Usa nel prossimo secolo, che poi è questo che stiamo vivendo, annunciata nel marzo del 2001. Essa prevedeva la creazione di una quarta arma, dopo esercito marina ed aviazione, la Space Force per l’appunto. Difendere quindi la rete di satelliti americani in orbita, sia militari che civili, ricordiamo il continuo lancio di sistemi Starlink che arriveranno ad essere almeno 12.000 e che costituiranno una rete globale di telecomunicazioni.

Non solo. Esiste un altro spazio su cui gli USA potrebbero presentare nuove e devastanti armi, non meno efficaci di quelle termonucleari: il cyberspazio. In questo settore sono già previsti forti investimenti per potenziare le difese e incrementare la capacità di offesa. Una nuova rete di comunicazioni e sorveglianza satellitare verrà progettata e prodotta con nuovi standard di sicurezza per garantire agli USA il predominio nello spazio e la sicurezza delle telecomunicazioni. Anche dalla capacità di “accecare” le comunicazioni del nemico dipende il controllo di uno scenario bellico, ed è forse questo il motivo per cui il sistema russo S500 nasce come missile in grado di intercettare anche i satelliti in orbita bassa, quelli dello spionaggio e delle comunicazioni militari.

In alcuni momenti, ascoltando i discorsi e i toni con cui il Presidente Usa descriveva i sistemi d’arma, sembrava di assistere a un sequel de “Il dottor Stranamore” di Stanley Kubrik, con un Peter Sellers travestito da Donald Trump. Speriamo che la realtà finisca meglio del film.

Stefano Orsi

autore del canale You Tube  dedicato ai temi della strategia e della politica internazionale

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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