JIHADISTI, LA TURCHIA LI RIMANDA IN EUROPA

jihadistiUno dei jihadisti "stranieri" (in questo caso, un canadese) ora prigionieri dei turchi nel Kurdistan siriano.

La Turchia, è la notizia, ha rispedito in Finlandia dodici «militanti dell’Isis» catturati durante le operazioni militari nel Nord della Siria. Ci sono diversi aspetti curiosi in questa storia. Il primo è che la dizione «militanti» viene applicata a uomini, donne e bambini, senza distinzioni. Potremmo trovarci di fronte, quindi, a jihadisti, civili, bambini-soldato… Non si sa: l’identità dei dodici non è stata resa nota.

Il secondo è legato alla Finlandia. Un Paese pacifico che però, in Europa, ha generato una delle più alte percentuali di jihadisti rispetto alla popolazione totale di 5,5 milioni di abitanti. Risultano ancora undici donne e trenta bambini finlandesi tra i detenuti dei campi del Kurdistan siriano occupato dai turchi. Il terzo è l’azione delle autorità di Ankara che, da quando controllano le carceri e i campi di prigionia prima gestiti dai  curdi, cercano di rispedire al mittente i molti terroristi che hanno «ereditato» e che erano corsi da ogni parte del mondo ad arruolarsi nell’Isis.

Recep Tayyip Erdogan persegue diversi obiettivi. Intanto, spingere Paesi come Francia, Germania, Belgio e Regno Unito, per citare solo i maggiori, a prendersi la responsabilità del fatto che centinaia, se non migliaia, di loro cittadini sono andati a seminare morte e distruzione in Medio Oriente. Poi, rispondere con la propaganda alle critiche dei governi europei con cui il contenzioso politico ed economico è sempre aperto. Infine, liberarsi almeno in parte di un problema. Secondo i dati disponibili, nel Nord della Siria vi sono ancora circa 70 mila persone legate allo Stato islamico (tra uomini, donne e bambini), delle quali almeno 10 mila originarie di una sessantina di Paesi che non sono Siria o Iraq.

Erdogan, però, non avrà vita facile. I Paesi europei non vogliono riprendersi i cittadini-terroristi, anche per evitare un problema giuridico e diplomatico. Non si sa bene con quali imputazioni processare, in Francia o in Germania, un francese o un tedesco che abbia commesso reati in Siria ed è per essi inseguito da un governo come quello di Bashar al-Assad, che l’Europa intera ha messo all’indice. Così, diversi governi hanno ritirato la cittadinanza a quelli che erano partiti per combattere in Siria, disconoscendoli come cittadini. Oppure hanno negato il loro rimpatrio adducendo ragioni di sicurezza.

C’è stata qualche eccezione ma non troppo significativa. La Francia ha accolto diciotto bambini nati in Siria da jihadisti con cittadinanza francese. Ma i bambini con quella caratteristica finora censiti sono trecento. Qualche altro jihadista è stato rimandato in Germania, Irlanda e Danimarca. Uno persino negli Usa. Ma sono appunto gocce di ripensamento in un mare di senso di colpa e di ipocrisia che nessuno si sente di navigare.

Pubblicato in Babylon, il blog di Terrasanta.net

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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