Meno di un mese fa, papa Francesco si è recato negli Emirati Arabi Uniti. Lì ha parlato, con grande chiarezza, di «diritto alla diversità», tolleranza, pace, e della terribile guerra nello Yemen che l’Onu definisce la più grave crisi umanitaria del mondo. E tutti i presenti lo hanno applaudito. Una visita storica. E ad ascoltare il Papa c’erano le massime autorità del mondo musulmano sunnita ma anche l’emiro Khalifa bin Zayed al-Nahayan con i suoi collaboratori.
Nei giorni scorsi, però, e sempre negli Emirati, si è svolta una grande «fiera» dei maggiori produttori di armi del mondo. Lì l’emiro ha comprato ordigni e attrezzature militari per cinque miliardi e mezzo di dollari. La parte del leone l’hanno fatta le aziende americane. Hanno venduto agli Emirati missili antiaerei (qualcuno ricorda attacchi aerei contro questo Paese?) per quasi due miliardi di dollari. Ma anche le aziende di Russia, Francia, Cina e Regno Unito hanno siglato lucrosi contratti.
Gli Emirati Arabi Uniti, che nessuno ha mai minacciato, hanno poco più di nove milioni di abitanti ma sono sempre ai primi posti nel mondo per l’acquisto di armi. Il Sipri di Stoccolma scrive che “i cinque principali importatori di armi sono India, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Cina, che insieme rappresentano il 35% delle importazioni totali”.
Questo succede anche perché gli Emirati sono impegnati dal 2015 nella guerra nello Yemen, all’interno della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Ma non solo. Secondo molte organizzazioni umanitarie, le forze armate degli Emirati acquistano armi e poi le girano a milizie sunnite che operano fuori da qualunque controllo internazionale e commettono abusi e crimini di guerra. Lo ha detto chiaramente Amnesty International attraverso Patrick Wilken, uno dei suoi ricercatori specializzati nel traffico di armi.
In ogni caso, anche per quanto riguarda gli Emirati e lo Yemen, non tutte le armi sono uguali. Gli Usa vendono armi ai Paesi del Golfo Persico come mai prima di Trump. Però si stanno almeno attrezzando per limitare il proprio coinvolgimento. La Camera dei Rappresentanti ha approvato una risoluzione affinché cessi qualunque coinvolgimento degli Usa nella guerra nello Yemen. E altrettanto sta per fare il Senato. Un passo importante, perché il Congresso ha il potere di veto sulle vendite di armi all’estero. Nulla di simile, invece, avviene negli altri Paesi venditori, tra i quali anche i Paesi europei, a parole così interessati ai diritti umani.
Anche con episodi come questo si misura la distanza, ancora enorme, tra la visione di papa Francesco e le miserie della realpolitik. Tutti sono pronti ad applaudire il Papa, quasi nessuno a seguirlo.