USA E IRAN, EUROPA ALLA PROVA

europaNel montaggio: Donald Trump accanto a Hassan Rouhani,presidente dell'Iran.

La crisi iraniana, tanto annunciata e infine scoppiata, metterà alla prova l’Unione Europea. Non è la prima volta che la Ue deve dar mostra delle proprie virtù, e i risultati non sono stati brillanti. Questa, però, potrebbe essere l’ultima perché la disdetta del Trattato firmato nel 2015 con il governo di Hassan Rouhani potrebbe decretare la fine di qualunque tentativo di dare all’ Europa una fisionomia politica.

La questione è molto semplice. Secondo l’Unione Europea (e anche l’Onu e la Russia, peraltro), l’accordo del 2015, costruito per sbarrare all’Iran la strada verso il nucleare militare, funziona, l’Iran rispetta i patti e non vi è ragione alcuna per annullarlo dopo così poco tempo. Secondo gli Usa (e anche Israele e Arabia Saudita), al contrario, l’accordo è pieno di buchi, non offre garanzie di sicurezza e l’Iran mente, perché continua a cercare di preparare la bomba atomica.

Sarebbe difficile immaginare una divergenza di opinioni più netta di così. Che viene per di più allargata dalle questioni di interesse economico. Gli Usa vogliono privilegiare i tradizionali partner del Golfo Persico, che sono tra l’altro assai più danarosi degli iraniani. L’Europa ha con l’Iran una lunga e cordiale tradizione commerciale, di cui godono soprattutto l’Italia e la Germania. Il nostro Paese è oggi il secondo esportatore verso l’Iran (soprattutto industria meccanica e chimica) e il secondo importatore (soprattutto petrolio) dopo la Germania, prima in entrambi i settori. Nel 2011 le relazioni commerciali tra Italia e Iran raggiunsero l’apice, con un valore di 11 miliardi di euro. Nel 2012 le sanzioni, imposte anche dalla Ue, fecero crollare il valore a 1,3 miliardi, ma le proiezioni per il 2018 parlano di 3 miliardi, quindi stiamo rapidamente riconquistando le posizioni di un tempo.

Quindi, ora che fa l’Europa? Trump si è detto pronto a «punire» anche le aziende non americane, ma in qualche modo presenti negli Usa, che intratterranno rapporti d’affari con l’Iran. Per dire: potrebbero colpire, i suoi provvedimenti, anche l’Eni, che con l’Iran lavora molto. Ma non solo. Tra gli Usa e l’Iran, per il tramite di Israele, si svolge da tempo una guerra a bassa intensità che si combatte soprattutto nei cieli e sul territorio della Siria. Se questo conflitto diventasse una guerra aperta, in seguito alla crisi aperta dalla disdetta dell’accordo?

Noi italiani da che parte staremmo, dopo aver detto e ripetuto che l’Iran rispettava il Trattato? Concederemmo uomini e mezzi per l’ennesima impresa sballata, come abbiamo già fatto in Afghanistan (2001), Iraq (2003) e Libia (2011) e come abbiamo replicato con i recenti bombardamenti sulla Siria dopo i presunti bombardamenti chimici di Assad? O accetteremmo di entrare in contrasto con i nostri più tradizionali alleati?

È un dilemma reale e rischioso, quello dell’ Europa. Figlio a sua volta delle troppe divisioni interne e dei troppi cedimenti a una politica americana che pare aver davvero perso la bussola.

Pubblicato in Babylon, il blog di Terrasanta.net

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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