SCOOP: PUTIN SI METTE LE DITA NEL NASO

putinVladimir Putin.

Altro che Panama Papers, ecco il vero scoop. Ho avuto da una fonte riservata che lavora nel Cremlino immagini e documenti che provano in maniera inconfutabile che Vladimir Putin si mette le dita nel naso. Poca roba, dirà qualcuno. Ma ormai non è rimasto molto altro, visto che Putin è stato accusato praticamente di tutto.

Vado a memoria, sicuramente mi perdo qualcosa di strada. La tesi di dottorato pubblicata presso l’Istituto Minerario di San Pietroburgo? Copiata, lo dicono gli americani. Le bombe nei palazzi in Russia nel 1999? Le mise Putin. La Politkovskaja? L’ha fatta ammazzare Putin, lo dicono tutti. L’ex spia Litvinenko? L’ha fatto ammazzare lui, lo dice un imparziale giudice inglese scelto dal Governo inglese. Boris Nemtsov? L’ha fatto ammazzare lui, lo dice la figlia che ha trovato posto come giornalista in Germania. Boris Berezovskij, il primo miliardario della Russia post-sovietica? L’ha fatto ammazzare Putin, lo diceva lo stesso Berezovskij quand’era ancora vivo( aveva lasciato il classico biglietto: se mi succede qualcosa sappiate che…), quando la rigorosa Gran Bretagna, che mai e poi mai darebbe asilo a un oligarca sospettato di essere il padrino della mafia russa, tenacemente rifiutava alla Russia la sua estradizione.

Gli atleti russi dopati? Li ha fatti drogare lui. Nikita Kamaev e Vjaceslav Siniev, i due dirigenti sportivi che avevano presieduto il centro di controllo degli atleti e sono morti dopo la denuncia dell’Agenzia mondiale anti-doping? Li ha fatti ammazzare lui. I soldi delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014? Li ha intascati lui. Il Boeing malese che volava sull’Ucraina? L’ha fatto abbattere lui. Le bombe sugli ospedali in Siria? L’ordine è partito da lui. Mikhail Lesin, l’ex ministro dell’Informazione, trovato morto in un hotel di New York? Che scoperta, l’ha fatto ammazzare Putin, se gli americani dicono così dev’essere vero.

Putin e le scartine

E siamo ormai arrivati alle ultime sconvolgenti rivelazioni. Da un lato i Panama Papers, che si presentano come il riassunto di 40 (quaranta) anni di maneggi internazionali con società off shore. Dall’altro la mia rivelazione sulle dita nel naso. Vedete un po’ voi di chi potete fidarvi. Pensate che sia più affidabile una miliardata di documenti in cui non figura un americano che sia uno, politico, attore, industriale o saltimbanco che sia, e un sito che nella lista dei Paesi coinvolti gli Stati Uniti non li mette nemmeno. O quello che vi dico io: Putin si mette le dita nel naso.

Risolte, per amore della verità, queste mediocri diatribe giornalistiche, facciamo solo un paio di osservazioni più formali. La prima è questa: i Panama Papers tirano in ballo un sacco di scartine ma anche i cocchi dell’Occidente, da re Salman dell’Arabia Saudita (quello che riempiamo di armi e proteggiamo in ogni modo) al re del cioccolato Poroshenko d’Ucraina, il Presidente che in patria ha appena lanciato una campagna contro la corruzione dei pubblici ufficiali. Da Ayad Allawi, per un paio d’anni premier in Iraq dopo la guerra del 2003, il classico iracheno tornato in patria dalla Gran Bretagna al seguito delle forze di occupazione di George Bush, ai figli di Ilham Aliev, presidente-padrone dell’Azerbaigian, principale alleato degli Usa nello spazio ex sovietico orientale, nonché organizzatore (è anche presidente del Comitato olimpico) della prima edizione dei Giochi Europei svoltisi a Baku l’anno scorso. Per non dire dei famigliari del premier inglese Cameron, che adesso dice: “Sono affari privati”. E certo, che altro. Insomma,  i nostri amici ci sono tutti. Non è di loro che dovremmo preoccuparci, invece di badare a quel che fanno i nostri nemici o presunti tali?

Secondo:  sappiamo tutti che l’aria intorno al Cremlino non sa di rose, proprio come quella intorno alla Casa Bianca. Quando dai direttive perché partano i bombardieri (Putin) o perché partano i droni che fanno 26 vittime civili ogni terrorista ucciso (Obama), un po’ di pelo sullo stomaco, se già non l’hai, ti cresce. Ma questa smania di affibbiare a Vladimir Putin la colpa di qualunque infamia, dalla mela di Eva alla pietra di Caino, ha ormai ampiamente superato le soglie del ridicolo. Tanto che comincia a dire molto. Non su Putin ma su di noi. Sulle nostre insicurezze, sul bisogno che abbiamo di un babau, di un uomo nero che ci faccia credere di essere sempre noi i migliori. A dispetto di quello che vediamo nei Tg.

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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