AFGHANISTAN, LA STRAGE DEI CRISTIANI

La strage dei nove volontari dell’ong Iam (International Assistance Mission) colpisce per la ferocia con cui sono state uccise persone inermi e per l’accanimento con cui i talebani hanno sottolineato la motivazione religiosa (“Avevano Bibbie tradotte in dari”, ha detto un loro portavoce; d’altra parte la prima voce programmatica sul sito della Iam è “Fidare nella volontà di Dio”), un atteggiamento non troppo frequente da parte di una guerriglia che, nonostante le apparenze, privilegia l’aspetto “nazionale” a quello “religioso”. Ed è particolarmente pericolosa perché interviene in un momento molto delicato per la missione internazionale in Afghanistan.

Un corso sugli ordigni esplosivi da evitare per le ragazze afghane.

Un corso sugli ordigni esplosivi da evitare per le ragazze di una scuola di Kabul, la capitale afghana.

Gli Usa, che sono l’elemento decisivo dal punto di vista politico e militare, devono ricostruire un minimo di certezza intorno a una guerra che, presso l’opinione pubblica americana, è altamente impopolare. Nel giro di qualche settimana la traumatica sostituzione del generale McChrystal con il generale Petraeus ha aperto un’inquietante spaccatura tra militari e politici; le rivelazioni di WikiLeaks, con i 92 mila documenti segreti pubblicati in Rete, hanno spazzato via ogni ottimismo di facciata; l’aggressività dei talebani (giugno, con 102 morti tra i soldati Nato, è stato il mese più cruento dal 2001; luglio, con 66 morti, è stato quello più pesante per le truppe Usa) ha messo in discussione i risultati raggiunti sul terreno. Anche l’annunciato ritiro dall’Iraq, dove la pacificazione è molto più teorica che reale, contribuisce a diffondere un cima da “tutti a casa” che non aiuta le operazioni in Afghanistan.

Il presidente Obama aveva promesso nuove iniziative sul fronte afghano e ha fatto di tutto (portando tra l’altro il contingente Usa a livelli mai visti) per mantenere le promesse. I risultati concreti, però, sono finora scarsi. E non molto migliori sono quelli politici, dovendo gli Usa contare su alleati (il Governo Garzai in Afghanistan, quello del Pakistan appena oltre confine) poco o punto affidabili. E’ il limite insito nelle guerre dell’era Bush, lanciate con la convinzione che il “modello americano” sarebbe stato abbracciato con entusiasmo da chiunque avesse solo avuto l’occasione di provarlo.

La strage dei volontari della Iam rischia di allontanare dall’Afghanistan le organizzazioni di volontariato che sono sempre state, in questi anni, uno dei simboli più evidenti di un intervento amichevole, mirato alla popolazione, disinteressato anche se non sempre efficacissimo. Per questo i talebani si accaniscono contro di loro con quella ferocia. La situazione in Afghanistan è già difficilissima, ma se il rapporto tra la missione Nato e gli afghani fosse solo mediato dalle divise e dalle armi, non potrebbe che farsi ancor più complicata.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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