Delle polemiche Fini-Berlusconi non mi potrebbe impippare meno. Non perché sia indifferente alle sorti del Paese, che contiene anche le mie personali, ma perché penso che le dimissioni (nel caso di Fini, la corsa politica autonoma rispetto al PdL) si danno e non si annunciano. Insomma, aspetto i fatti. Mi interessa di più, al momento, lo stupore catatonico con cui parte dei miei connazionali digerisce lo stupendo vuoto televisivo in cui si riassume la politica della maggioranza politica più forte della storia della Repubblica.
Vogliamo fare qualche piccolo esempio?
- Berlusconi ha di nuovo tirato fuori la storia che i film tv come La Piovra e i libri come Gomorra fanno “supporto promozionale” alla criminalità organizzata. Dimentica di citare le molte fiction prodotte o distribuite dalle sua società, e gli innumerevoli film trasmessi dalle sue televisioni, e vabbé. Non si rende conto che, se avesse ragione lui, Hollywood dovrebbe chiudere e gli Usa dovrebbero essere, a quest’ora, un Paese invivibile. Ma quel che mi piace di più è vedere quel che nelle stesse ore succede a Palermo: Marcello Dell’Utri, senatore del PdL (nonché fondatore di Forza Italia nel 1994 e da sempre amico e compagno di battaglia del premier), già condannato in primo grado a 9 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, si presenta in aula per il processo d’appello e sente il procuratore generale che chiede per lui, questa volta, non 9 ma 11 anni. Ma, certo, dev’essere tutta colpa della Piovra.
- Quattro annni fa fu intercettata (e graziosamente messa a disposizione di Berlusconi e dei suoi megafoni) la telefonata tra Piero Fassino, allora segretario dei Ds, e Giovanni Consorte, allora dirigente di Unipol. La famosa telefonata in cui Fassino diceva “Allora abbiamo una banca”, il “complotto” che sdegnò l’Italia (anche di sinistra), la cosa inconcepibile. Bene. Nei giorni scorsi Umberto Bossi ha detto che poiché la Lega (12% dei voti a livello nazionale) ha vinto tutto, ora deve prendersi le banche del Nord. Non una banca ma “le” banche. Avete sentito qualcuno dei moralisti del 2006 alzare la voce? Avete sentito il popolo indignarsi? Mi risulta, tra l’altro, che le banche sono aziende private: e la società civile non ha nulla da dire su Bossi e i suoi progetti di esproprio politico? Ma la “vecchia politica” non era scomparsa grazie all’impeto modernizzatore del centro-destra?
- Calciopoli. D’accordo, le beghe sugli scudetti (assegnati, revocati, da riassegnare) servono alle polemiche tra tifosi e basta. Ma il calcio, in Italia, fattura più di 1 miliardo e mezzo di euro l’anno, mica bruscolini. E l’unica cosa vera, tra processi a Moggi e intercettazioni vecchie e nuove, è questa: a trigare più o meno illecitamente con arbitri e dirigenti federali, ovviamente per avere qualche vantaggio, erano sempre le stesse squadre. La solita Italia dei soliti noti. I quali avevano portato a casa nel 2002 il “decreto spalmadebiti” approvato in fretta e furia dall’unico presidente del Consiglio che, nella storia della Repubblica, fosse anche proprietario di una delle squadre beneficiarie del decreto. Decreto che, per finire, non ha poi impedito alle stesse squadre dei soliti noti di finire in una mare di debiti.
Morale della favola. Che cosa fa bene o male alla mafia ce lo spiegano gli amici di quelli condannati per appoggio alla mafia. Che cosa si deve fare con le banche che lo spiegano quelli che fecero fallire Credinord. E come si debba riformare la Giustizia ce lo spiegano quelli di Calciopoli. Mica male.