CHE BELLO: NON TANGENTI MA SOLO FURTI

“Oggi chi ruba non lo fa per il partito ma perché è un ladro”. Credo che Gianfranco Fini, presidente della Camera, volesse con queste parole trovare un motivo di parziale consolazione nell’ondata di intercettazioni, arresti, indagini, patteggiamenti e processi che hanno per protagonisti politici corrotti o sospettati di esserlo. Come a dire: è meno grave, sono individui deprecabili ma non un sistema intero. Insomma: non siamo tornati ai tempi di Tangentopoli.

corruzione

Di politica Fini se ne intende certo più di me. Eppure, ciò che a lui sembra un’attenuante a me, al contrario, pare un’aggravante. Intanto, una moltitudine di individui fa già in qualche modo sistema. Per dire: se davvero Milko Pennisi, consigliere comunale a Milano per il PdL e presidente della Commissione Edilizia, prendeva tangenti, è possibile che ciò avvenisse nella più perfetta incoscienza di tutti gli altri? Nessuno si chiedeva come mai certe “pratiche” andassero in un modo e certe altre in un altro? Possiamo credere a Guido Bertolaso quando dice che lui di appalti della Protezione Civile non si occupava e che faceva tutto il suo vice, attualmente in carcere? Davvero Bertolaso passava tutto il giorno con il badile in mano e lasciava le pratiche importanti ad altri? Davvero volevamo mettere tutti i poteri previsti dalla “Protezione Civile Spa” nelle mani di un ingenuo simile?

Gianfranco Fini, presidente della Camera.

Gianfranco Fini, presidente della Camera.

Ma lasciamo perdere e stiamo al punto. Il fatto che all’epoca di Tangentopoli si rubasse per il partito: siamo sicuri che fosse un’aggravante? E’ chiaro che un ladro è un ladro. O per dirla con le parole di Fini, “un volgare lestofante”. Ma nel rubare per il partito c’era un minimo di “nobiltà”, di “ideale”. C’era un fine superiore (qualche volta), l’idea (qualche volta, spesso solo una scusa) di commettere una porcheria in vista di un interesse collettivo e futuro. Questi che rubano adesso lo fanno solo per sé: un’auto più grossa, un paio di prostitute in più, la scuola privata per i figli, la barca. E questo dovrebbe consolarci?

Ma non è solo questo. Diciamo che i partiti non chiedono più agli iscritti di rubare per finanziare l’ideologia e le attività. Ma questa cricca di ladruncoli ruba perché è nei partiti, altrimenti non potrebbe. E a inserirli sono i vertici dei partiti stessi, anche grazie alla meravigliosa legge n° 270 del 21 dicembre 2005, scritta dal leghista Roberto Calderoli (che più tardi la defininì, a ragione, “una porcata”), che eliminò le preferenze e consegnò ai vertici dei partiti il potere assoluto di scegliere i candidati e piazzarli più o meno in alto nelle liste elettorali. In sostanza, sono i vertici dei partiti a scegliere, prima ancora delle elezioni e del voto popolare, chi sarà eletto.

Con un tale sistema, ci sono solo due possibili conclusioni: i partiti italiani sono retti da deficienti che mandano in Parlamento ladri e lestofanti senza accorgersene; oppure sono retti da gente che se ne frega di chi manda in Parlamento e, magari, preferisce mandarci ladri e lestofanti. E non basta. L’attuale Parlamento si è fatto un punto d’onore di consentire a 13 dei suoi di mantenere non solo due cariche (deputato e sindaco, per esempio) ma in qualche caso anche tre. Esempio di abbondanza di superuomini o, viceversa, di incoscienza totale, perché l’accumulo di incarichi è un privilegio, e il privilegio quasi mai è sano.

Quindi, stimabile presidente Fini, apprezzo i suoi intenti ma non riesco a consolarmi. Anzi, le posso garantire una cosa. Tra pochi grandi ladroni e una miriade di ladroncini, è la seconda ipotesi quella che fa più danni al comune cittadino.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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