L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER GIOVANI

Al Meeting mondiale dei giovani, in corso a Bari, è stato presentato uno studio dello storico istituto di ricerca americano Gallup. Tema: quanto sono ottimisti i giovani “under 30” del mondo? Risultato: poco, ed era prevedibile. Molti commenti, però, ha raccolto la posizione in classifica dell’Italia, solo 118° sui 150 Paesi analizzati perché appena il 44% dei nostri giovani si dichiara speranzoso nel futuro. Più o meno al nostro livello ci sono India, Ghana, Singapore e Portogallo; ai primi posti, invece, ecco il Turkmenistan (primo assoluto con l’87% di ottimisti) e l’Uzbekistan (che avranno poi da essere così allegri…) ma anche Canada, Australia, Svezia e Olanda, tutti nei primi dieci.

Inacidita

Una ricerca non fa primavera, nemmeno una ricerca Gallup. E’ però lecito stupirsi di tanto stupore. Come padre di due ragazze “under 30” (26 e 23 anni) mi chiedo come e perché dovrebbero poi essere ottimiste. Sono fortunate, lavorano, ma a mille euro al mese casa-auto-matrimonio te li scordi, se non vuoi far pagare tutto a papà. E per molte altre cose l’aiutino è tutt’altro che sgradito: per esempio (ed è un caso vero, della mia famiglia e di poche settimane fa), per andare a vedere lo spettacolo teatrale di cui tutta Milano parla e il cui biglietto, non di prima fila, costa 56 euro.

D’altra parte, il nostro provincialismo ci fa fare smorfie infinite quando la “pressione” di certi fenomeni ce la prende lo studioso americano di turno, mentre alziamo volentieri le spalle quando l’allarme lo lanciano i più attenti dei nostri. Sono andato a ripescare un altro Rapporto, che risale a pochi mesi fa, del Forum Nazionale dei Giovani in collaborazione con Cnel e Unicredit Group. Ha un titolo spassoso: URG! Urge ricambio generazionale.

Un sacco di dati e di analisi e una sintesi impietosa: l’Italia non è un Paese per giovani. Lì si parlava degli “under 35” ma il quadro era più che grigio. Antonio Marzano, presidente del Cnel, diceva commentandolo: “Incertezza, disoccupazione e bassi salari sono i principali fattori di disagio con cui i giovani guardano al lavoro”.  Per dire: un precario su due in Italia appartiene, appunto, alla categoria “under 35”. Un pedaggio verso il lavoro sicuro? Figuriamoci, queste sono le bufale che racconta Confindustria. La realtà fotografata dal Rapporto dice che il 73,1% dei giovani che nel 2006 avevano ottenuto un contratto di collaborazione, due anni dopo era nella stessa identica situazione. E per quelli che lavoravano, un divario sempre crescente, dal punto di vista del reddito, rispetto ad altre fasce d’età: nel 2003 il guadagno medio lordo annuo di un giovane tra i 24 e i 30 anni era di 20.252 euro rispetto ai 25.032 euro degli “over 50”; nel 2007, lo “under 30” prendeva 22.121 euro lordi l’anno mentre lo “over 50” era salito a 30 mila.

Nel lavoro, così. E nell’istruzione? L’età media dei ricercatori è di 45 anni. Quella dei professori associati di 52. Il 50% dei docenti universitari ha più di 60 anni e il 7,6% di loro più di 70 anni. L’età media dei praticanti giornalisti? 36 anni. L’età media dei manager è passata a quasi 61 anni, quella dei parlamentari a 51. Volete saperne una? L’unico partito che offre davvero spazio ai giovani è la Lega Nord. Sotto l’ala di Bossi gli eletti “over 35” sono il 20,1% e quelli d’età compresa tra i 25 e i 35 anni l’11,4%. Un rapporto inferiore a 2 a 1, mentre in tutti gli altri partiti il rapporto è di 4 a 1. Bravo Senatùr!

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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