LA FUGA DEI CERVELLI SI FERMA COSI’

Pochi giorni fa, l’Università di Bari è stata intitolata al suo professore più illustre: Aldo Moro, ucciso dalle BR il 9 maggio 1978. Il rettore Corrado Petrocelli ha pronunciato un discorso che merita di essere in parte ripreso.

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     “… Ai giovani dobbiamo risposte, prospettive. E lo dobbiamo ancora di più oggi: forse uno dei momenti più critici della storia plurisecolare del sistema universitario. Vogliamo dirlo: non siamo esenti da colpe. Lo sappiamo. Non lo nascondiamo. Accogliamo l’idea di una riforma di sistema, di ampio respiro che ci possa far coniugare con la responsabilità l’autonomia. Un bene prezioso e irrinunciabile. La garanzia di una ricerca libera è vitale per il destino di un Paese.

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      Il grido di allarme per il sostegno alla ricerca di base va ascoltato. Non si può privilegiare solo quella applicata e che permette il più veloce rientro dei capitali investiti. Senza la ricerca di base non si formano menti brillanti e creative, non c’è progresso, non c’è innovazione.

      Nel nostro ateneo abbiamo intrapreso la strada del primato dell’etica, abbiamo voluto garantire con fermezza il rispetto pieno dell’uguaglianza e della legalità … Abbiamo difeso con ostinazione il diritto a esercitare l’attività di ricerca, il motore primo e qualificante di tutta la nostra azione, la nostra vera identità … Meritiamo rispetto, considerazione, sostegno per questo nostro impegno. Se è vero che tra le criticità si sono evidenziate la proliferazione di sedi, di corsi di laurea, di discipline, è vero che la profluvie di riforme succedutesi nel tempo (a cominciare dagli effetti del 3+2), la spinta a rendere più accattivanti i percorsi, a colmare l’assenza di alte scuole professionalizzanti nel nostro Paese, hanno contribuito a determinare tali fenomeni … In questo panorama non si può tacere del taglio doloroso e profondo alle risorse. Un taglio che si aggiunge ad anni di progressivo definanziamento del sistema e rende la situazione insostenibile.

Corrado Petrocelli, rettore dell'Università di Bari.

Corrado Petrocelli, rettore dell'Università di Bari.

      Siamo consapevoli della crisi che ha investito il nostro, insieme ad altri Paesi; della necessità di sopportare sacrifici e di condurre una lotta agli sprechi. La conoscenza, però, non è un lusso, è una necessità. E’ la base per rendere il nostro Paese competitivo e salvarlo dal declino: sono allarmanti le stime sull’indice di competitività e sull’export di prodotti a contenuta tecnologico avanzato … Va tutelato e reso effettivo il diritto allo studio: le borse oggi coprono l’83% degli aventi diritto, ma articolando il dato abbiamo il 98,1% al Nord, il 95,9% al Centro e il 60,7% al Sud. Noi abbiamo laureato, negli anni, quasi 300 mila persone. Sono ancora pochi i laureati, pochi i ricercatori a paragone con gli altri Paesi europei. L’obiettivo di Lisbona per investimenti crescenti in ricerca e alta formazione appare una chimera.

Aldo Moro. Non tutti sanno che l'Università di Bari era ititolata a Benito Mussolini dal 1925, anno dell'inaugurazione. L'intestazione dopo la guerra era stata abbandonata nella pratica ma mai ufficialmente abrogata. Nel 2008, trentennale della morte dello statista democristiano, era stato proprio il consiglio della Facoltà dove lui stesso aveva insegnato, Giurisprudenza, a opporsi alla proposta di dare all'Università il nome di "Aldo Moro".

Aldo Moro. Non tutti sanno che l'Università di Bari era intitolata a Benito Mussolini dal 1925, anno dell'inaugurazione. Tale "intestazione" dopo la guerra era stata abbandonata nella pratica ma mai ufficialmente abrogata. Nel 2008, trentennale della morte dello statista democristiano, era stato proprio il consiglio della Facoltà dove lui stesso aveva insegnato, Giurisprudenza, a opporsi alla proposta di dare all'Università il nome di "Aldo Moro".

      Nonostante siamo il fanalino di coda quanto a investimento nel settore della ricerca, siamo però ai primi posti per qualità e quantità della produzione scientifica dei nostri ricercatori. Lo sviluppo e una migliore qualità della vita sono molto legate alla capacità di innovare, e l’innovazione vera viene dalla ricerca. Perché tutto questo si traduca in un processo di reale cambiamento serve personale umano qualificato, è necessario che competenze e talenti vengano coltivati … Il numero di coloro che trovano una più che dignitosa sistemazione fuori dall’Italia è rilevante, ma non basta gridare alla fuga dei cervelli. Bisogna chiedersi invece perché non abbiamo trovato risposte adeguate presso di noi, visto che invece all’estero hanno ottenuto un significativo riconoscimento per la buona preparazione acquisita presso le nostre Università.

      Non è un male che vadano. Vorremmo però che fossero indotti a tornare e restare. Noi abbiamo creduto nella necessità di favorire una politica di rientro: ne sono tornati alcuni dall’Europa e dagli Stati Uniti, ma vorremmo poter garantire a loro e a tanti altri le migliori opportunità per l’attività di ricerca. Un recentissimo studio di Bankitalia parla della ripresa del fenomeno migratorio dal Sud verso le aree ricche del Paese. La necessità di trovare un lavoro – anche a tempo determinato – influenza la propensione migratoria di laureati lì dove le attività produttive sono più diffuse, insediamenti e aree urbane integrate tra loro, le infrastrutture di gran lunga migliori. L’impoverimento delle qualifiche più elevate a sua volta amplifica le differenze in produttività, competitività e crescita economica. La terra di origine sopporta i costi, quella di destinazione ne ha i benefici”.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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