MURI, IMMIGRATI, PAURE. ANCHE IN EGITTO

Il muro del vicino è sempre più alto. Questa la conclusione che si può trarre dopo il comunicato in cui il ministero degli Esteri dell’Egitto accusa l’Italia e gli italiani di “violenze” esercitate contro “gli immigrati e le minoranze arabe e musulmane” e parla di “discriminazione religiosa, razziale e di odio contro gli stranieri”. Lo spunto viene dai disordini di Rosarno a cui hanno collaborato molti fattori, dalla criminalità organizzata al lavoro nero, dall’immigrazione clandestina al caporalato, dall’eccesso di tolleranza alla propaganda dell’intolleranza. Un po’ di tutto, insomma, tranne una presunta discriminazione a sfondo religioso ai danni delle “minoranze arabe e musulmane”. L’unica giustificazione per il ministro egiziano Aboul Gheit, che tra l’altro il 16 gennaio incontrerà il nostro ministro Frattini, può essere questa: dopo aver sentito per anni sciocchezze a raffica sullo “scontro di civiltà”, ha ceduto alla tentazione e ne ha sparata qualcuna pure lui.

Truppe coloniali inglesi in Egitto.

Truppe coloniali inglesi in Egitto.

Altro, invece, andrebbe considerato. Le migrazioni sono ormai un fenomeno planetario: si calcola che un abitante della Terra su trenta abbia lasciato o stia lasciando il proprio Paese in cerca di una vita migliore altrove. Ed è un fenomeno non culturale (o religioso) ma economico: secondo il Rapporto Onu sullo Sviluppo Umano 2009, un africano che riesce a metter piede in Europa migliora il proprio reddito di 15 volte e riduce la mortalità dei suoi bambini di 16 volte. In qualunque condizione, solo per esser qui e non più là.

A fronte a tutto questo, il vero dramma è politico: ogni paese, grande o piccolo, tira su i suoi muri, pronto poi ad accusare gli altri se fanno la stessa cosa. L’Italia ha eretto il muro fasullo dei respingimenti, che si esercitano su una quota minoritaria (il grosso dei clandestini entra da Est, non da Sud) e ben identificabile (sono poveri e neri) dei migranti che danno l’assalto alle nostre frontiere. Malta è un’isola, ha un muro naturale. La Grecia ha centri di accoglienza che somigliano a campi di prigionia. L’Egitto, che ora pontifica, ha tagliato “fuori” Gaza e i palestinesi con un muro che ricorda quello di Berlino e ha tagliato “dentro” la minoranza cristiana copta con un muro di discriminazione e violenze poco e mal perseguite. Gli Usa hanno costruito un muro di 3.143 chilometri per difendersi dai poveracci in arrivo dal Messico.

Nessuna di queste barriere funziona. Al confine tra Messico e Usa muoiono circa 500 migranti l’anno ma l’unica riduzione del flusso si è avuta per la crisi economica. Stessa cosa nell’Unione europea: con l’arrivo della recessione gli immigrati sono calati del 20% (del 33% in Italia) ma solo perché sono calate le opportunità di guadagno. Quei muri, insomma, servono solo a sostenere la propaganda. Di fronte a un fenomeno planetario servirebbero soluzioni concordate a livello internazionale. E’ patetico che l’Unione Europea non riesca a costruire un accordo con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, visto che tra l’altro una certa quota di immigrati è comunque necessaria al funzionamento delle nostre economie. E non molto più illuminata è la politica degli Usa verso i Paesi dell’America Latina.

Al di là di tante fanfaronate, i due casi hanno un tratto in comune: sia in Europa sia negli Usa arrivano in maggior parte immigrati cristiani. In Italia, per esempio, sono il 52% del totale e la comunità straniera più folta è quella rumena. Ma ci ritroviamo a scambiarci accuse a sfondo religioso con l’Egitto. Il che dimostra quanta strada dobbiamo ancora fare, tutti, per analizzare e gestire le migrazioni, cioè la questione cruciale di questo secolo.

Pubblicato sull’Eco di Bergamo del 13 gennaio 2010.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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