IL PDL SILURA LE RONDE LEGHISTE MA LA VERA SFIDA E’ SULL’IMMIGRAZIONE

Capisco che ci si possa rallegrare. Spero, però, che nessuno arrivi a sbagliarsi: le bocciature che la maggioranza di Governo ha subito oggi alla Camera non sono tanto una vittoria dell’opposizione ma un regolamento di conti all’interno della maggioranza stessa. Detto in parole semplici: l’arroganza della Lega Nord ha stufato tutti, per primi i parlamentari del PdL. L’avviso era stato dato a metà marzo, quando l’onorevole Alessandra Mussolini aveva raccolto in poche ore 100 firme di parlamentari contrari al reato di clandestinità e alla denuncia dei clandestini da parte dei medici, le norme forse più care alla Lega.


      La vera posta di quel pronunciamento, però, era la richiesta a Gianfranco Fini, presidente della Camera, di non porre la fiducia sul Decreto sicurezza. Perché, come si è visto oggi, senza la fiducia la Lega poteva essere colpita laddove fa più male. Così, sfruttando un emendamento (in realtà due emendamenti separati, ma identici) presentato da Pd e Udc (contrari alla norma sul prolungamento fino a 6 mesi della permanenza dei clandestini nei Centri di Identificazione ed Espulsione), i deputati della maggioranza hanno silurato prima la norma suddetta, e poi le ronde, altro parto demenziale della politica leghista.
       

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      Sulle ronde c’è poco da dire: il Governo si sta affannando a ridurre i fondi per le forze dell’ordine (quelle vere) per far spazio alle ronde, un’istituzione così moderna e astuta da arrivare pari pari dall’Unione Sovietica e dalla Germania Est. Molto più interessante il discorso sui clandestini nei Cie. Il buon ministro Maroni si è inventato questa proposta perché le autorità non riescono a identificare i clandestini nei tempi previsti. Tempi previsti da una legge che si chiama Legge Bossi-Fini, perché fu il suo capo a firmare questo prodigio legislativo. La legge non funziona (ricordiamolo, nell’ultimo anno si è avuto il record di arrivi di clandestini: 30 mila), quindi che fa il vero uomo di Stato? Non cambia la legge, cambia le condizioni. Senza domandarsi, per esempio, perché in 6 mesi di permanenza nei Cie i clandestini, che hanno tutto l’interesse a nascondere la propria identità, dovrebbero risultare più identificabili di quanto lo siano negli attuali 3 mesi. Gente senza documenti, che ha rischiato la vita chissà quante volte per arrivare fin qui, che magari ha attraversato l’Africa su mezzi di fortuna, dovrebbe lasciarsi impressionare da tre mesi in più di semi-detenzione?
      Boh, magari qualche semplice che si fa impressionare da panzane come queste in giro si trova. Certo, è sempre meglio che mettere questo nostro Paese di vecchietti di fronte alla dura realtà. E cioè che il problema dell’immigrazione non si risolve con questi pannicelli caldi pieni di retorica e vuoti di efficacia. Chi volesse farsi un’idea delle dimensioni del fenomeno, al di là delle lamentele leghiste, faccio un salto su Fortress Europe (http://fortresseurope.blogspot.com/), il sito che censisce tutti coloro che sono morti nel tentativo di arrivare in Europa. Dal 1988 a oggi sono quasi 14 mila, più di 3 mila per quanto riguarda la sola Italia. Una classe politica degna di tal nome capirebbe che, se queste sono le cifre, siamo di fronte a una vera ecatombe. E che se tanta gente affronta rischi come questi per sbarcare da noi, vuol dire che con le ronde, e i Centri, e i sei mesi di marescialli e appuntati che si affannano a scoprire se uno è del Senegal o dello Zambia, ci fai giusto la birra.

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      E’ chiaro che il problema può essere affrontato seriamente solo su scala europea, come dimostra anche la cartina con le rotte preferite dai migranti (foto sopra) elaborata da Le Monde. Si calcola che nei 27 Paesi dell’Europa comunitaria (493 milioni di abitanti) vivano circa 8 milioni di immigrati clandestini e 27 milioni di immigrati regolari. Niente di drammatico ma è vero che la pressione ai confini è in crescita e va in qualche modo regolata. Ovviamente i politici europei, come i leghisti preoccupati solo del “cadreghino”, si guardano bene dall’affrontare il problema principale e si concentrano su quello che rende di più in termini di retorica elettorale: l’espulsione del clandestini. E’ stata così approvata nel giugno 2008 una direttiva che prevede, tra l’altro, l’espulsione dei minori (clandestini) anche verso Paesi dove non ci sono né familiari né tutori ma solo “strutture di accoglienza adeguate” (certo frequenti, per dire, in Africa) e una permanenza nei Centri di Identificazione ed Espulsione anche fino a 18 mesi.
      Non m’interessa qui discutere la direttiva europea ma solo far notare una cosa: a che serve concentrarsi con tanta disperata durezza su quelli che sono già “dentro” (dentro l’Europa o l’Italia) senza far nulla di serio contro/per/su quelli, assai più numerosi, che premono ai confini? E’ poi solo quanto succede ogni giorno al nostro Paese. Maroni minaccia sfracelli contro quei pochi che ha beccato mentre Gheddafi si fa beffe di lui e dalla Libia ci manda centinaia di barconi ogni anno. Chissà, forse ci penseranno le ronde… 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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