AFGHANISTAN, TUTTE LE CIFRE DELLA NOSTRA SCONFITTA

Unama è il bruttissimo acronimo dietro cui si cela la United Nation Assistance Mission in Afghanistan, la missione Onu di aiuto all’Afghanistan. Proprio l’Unama (si veda http://www.unama-afg.org) ha appena pubblicato un rapporto sui civili caduti in Afghanistan nel 2008. Leggerlo è assai istruttivo, i dati che esso riporta valgono più di qualunque dotta analisi. Eccone alcuni.

Nel 2008 sono morti 2.118 civili afgani, il che fa dell’anno da poco trascorso il più cruento da quanto i talebani furono cacciati dal Paese nel 2001, con un aumento del 40% rispetto al 2007 (1.523 civili uccisi).  Di queste 2.118 vittime innocenti del 208, spiega il rapporto, il 55% è dovuto alle azioni dei talebani (o guerriglieri, trafficanti di droga, signori della guerra che siano), in gran parte attraverso attentati suicidi e bombe. Particolarmente odiosi e crudeli sono gli attacchi alle scuole, cresciuti del 24% (da 236 nel 2007 a 293 nel 2008) e mirati soprattutto contro le scuole femminili.

       Il 39% dei civili caduti (cioè 828 persone) è stato invece ucciso dalle forze “alleate”, ovvero esercito e polizia afgani e soprattutto reparti della Nato. Micidiali, da questo punto di vista, i raid aerei notturni, da soli responsabili di due terzi delle uccisioni ingiustificate. Per concludere, 38 collaboratori di Organizzazioni non Governative sono stati uccisi e altri 147 rapiti.
Ma non è finita. Le Nazioni Unite hanno anche pubblicato l’Humanitarian Action Plan 2009 per l’Afghanistan, ovvero il tentativo di organizzare in modo organico gli interventi di sostegno alla popolazione, per limitare gli sprechi e raggiungere una maggiore efficienza. Il Piano si concentra sui bisogni primari della gente, sullo stato critico dell’agricoltura colpita dalla siccità e accenna al tema della coltivazione del papavero da oppio. Ma quasi otto ani dopo l’intervento occidentale, la situazione è ancora questa: tra i 31 milioni di afgani, la mortalità infantile (bambini tra 0 e 5 anni) è del 191 per 1.000; il 42% della popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno; il tasso di mortalità delle donne al parto è di 1.600 ogni 100 mila (il secondo più alto del mondo); il 68% della popolazione non ha accesso all’acqua potabile e l’88% non gode di sistemi fognari degni di questo nome.

      In pochissime parole: abbiamo promesso molto e siamo riusciti a mantenere poco. In più, gli spariamo anche addosso. C’è da stupirsi se gli afghani non ci amano, se laggiù stiamo perdendo?

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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