Facciamo un gioco: stacchiamo dall’album dei calciatori le figurine degli stranieri prima dell’ottava giornata e vediamo che succede. Tanto per cominciare, non ci sarebbe l’Inter. Cioè sì, ci sarebbe. Ma con una rosellina striminzita a sette petaluzzi: tre in procinto di appassire (Materazzi e i due portieri di riserva sono “over 35”) e tre chiusi sul bocciolo (i difensori Davide Santon, 17 anni, e Andrea Mei, 19, e il centrocampista Francesco Bolzoni, 19, non hanno ancora assaggiato il prato di San Siro). Resta Mario Balotelli (che però di cognome sui documenti fa ancora Barwuah), nato a Palermo da genitori ghanesi, cittadino italiano da due mesi e mezzo, l’unico italiano con Materazzi abbastanza titolare. Una mezza squadra in autogestione, perché The Special One Mourinho sarebbe rimasto a far lo splendido in Portogallo.
Le cifre della Lega Calcio parlano di 351 stranieri in Serie A (stagione 2008/09), di
cui 147 extracomunitari, su un totale di 2.501 tesserati. Se ne percepiamo di più dipende dal fatto che dei 2.501 solo una parte finisce in rosa. Appena 360 si spalmano tra campo e panchina a ogni giornata di campionato e raramente gli stranieri, spesso comprati a peso d’oro, finiscono in tribuna. Il rapporto 2008 sul mercato del lavoro dei calciatori europei (fatturato complessivo: 13 miliardi di euro annui) calcola al 36,4% la percentuale degli stranieri nel campionato italiano 2007/08, cresciuti dal 2006/07 del 7,5%. «Senza stranieri» spiega Raffaele Poli, collaboratore scientifico del Centro internazionale degli studi sullo sport, «impoverirebbero tutte le principali leghe europee: solo il campionato francese guadagnerebbe in spettacolo trattenendo i suoi giocatori. L’Italia perderebbe: gli italiani all’estero sono appena una ventina. In Premier League la percentuale di stranieri sale al 60%, gli inglesi all’estero sono appena un paio. Se si chiudessero le frontiere il campionato più bello del mondo sarebbe in Brasile».
di Elisa Chiari
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