ADESSO CHE HANNO PAURA DELLA CRISI SON TUTTI EUROPEISTI

      Lo ammetto, quando si parla di Europa sono prevenuto. Nel senso che da molti anni, ormai, mi sono convinto che il progetto politico più utile, sensato e vincente in circolazione sia proprio quello che mira all’unità economica e politica dell’Europa. Proposito gigantesco, se pensiamo che fino al 1945 il continente è stato lacerato da stragi immani e, prima ancora, da nazionalismi ossessivi e distruttivi. Ma proprio per questo proposito da perseguire e, direi anzi, da coccolare.

      Per la stessa ragione sono convinto che il 24 marzo 1988, giorno in cui l’Italia lasciò la lira per aderire all’euro, dovrebbe essere considerato festa nazionale e che Carlo Azeglio Ciampi, ministro del Tesoro e del Bilancio dal 1996 al 1999, dovrebbe essere onorato non tanto come un presidente emerito della Repubblica ma come uno degli eroi dell’Italia contemporanea.
      Potete quindi capire la mia soddisfazione quando, nelle ultime settimane, li ho visti tutti, ma proprio tutti, andare ginocchioni alle istituzioni europee a chiedere di essere aiutati, difesi, protetti dalla crisi finanziaria che scuote le Borse e le banche e minaccia di riversarsi almeno in parte sull’industria attraverso una drammatica contrazione dei consumi.
      Ma ve le ricordate la facce di bronzo nostrane, quelle che nel 2003-2004 non parlavano che del “fallimento della Ue” e addirittura ventilavano l’ipotesi di un’uscita dell’Italia dall’area euro? Quelli che titillavano i timori dei commercianti sostenendo che non stampare banconote da 1 euro era stato un gran disastro ma si dimenticavano di dire che prima dell’euro i tassi di interesse in Italia erano di circa 5 punti sopra la media degli altri Paesi? Quelli che, guarda la combinazione, non hanno mai ricordato che l’euro ci ha reso tollerabile anche la stagione del caro-petrolio, visto che il greggio è quotato in dollari e che il dollaro è assai più debole dell’euro? Quelli degli “euroburocrati” e della “Ue covo di massoni”?
      Se non li ricordate voi, me li ricordo bene io. Tutti europeisti, adesso che anche i sassi hanno capito che, al cospetto di una vera crisi (come appunto è quella in atto) qualunque Paese che voglia andare da solo è morto. E mica si trovano solo da noi, le facce di bronzo. Pensate al buon Kaczinsky, il presidente della Polonia, che da quando si è affacciato alla politica non ha fatto altro che rompere le scatole all’Europa e leccare  i piedi agli Stati Uniti di Bush. Eccolo lì, anche lui, in concorrenza con il primo ministro Tusk che ha dovuto disputargli l’areo di Stato. Presenti anche gli irlandesi, solo qualche mese fa così orgogliosi di aver bocciato il Trattato di Lisbona e adesso tremebondi di fronte ai tracolli bancari.
      E che dire del buon Sarkozy, per la verità uno dei più europeisti del mazzo. Per diventare Presidente aveva promesso un boom economico (una specie di “miracolo italiano” alla francese) che ovviamente non s’è visto. Poi aveva spiegato a destra e a manca che l’Europa andava bene, purché la Francia stesse al volante. Adesso che volano sassate gli va bene tutto e si spinge a sostenere che “aspettiamo da anni la nascita di un governo economico dell’Europa”.
      Non prendetemi per troppo ingenuo. so che le istituzioni comunitarie non sono il Paradiso e non sono abitate solo da santi. E so che la politica, a tutti i livelli, è fatta anche di opportunismi e voltafaccia. Nutro però sempre la speranza che la gente non si faccia prendere troppo facilmente per i fondelli. E mi piacerebbe che le buone idee venissero apprezzate non solo quando la strizza ci distoglie dalle cavolate dei demagoghi.  

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top