QUANDO IL NOBEL PREMIA SOLO L’ILLUSIONE DELLA PACE

      Con l’intervento a gamba tesa di Russia e Serbia, l’assegnazione del Nobel per la Pace a Martti Ahtisaari si è trasformata nell’ennesima polemica politica tra Russia, appunto, e Stati Uniti a proposito del Kosovo, scadendo così a bega stizzosa e superata. Più interessante, invece, dare un’occhiata all’elenco dei Nobel per la Pace finora assegnati, per vedere quanto siano influenzati dall’attualità e persino dalla cronaca, per poi essere smentiti dalla storia.
      Martti Ahtisaari, 71 anni, socialdemocratico, già segretario aggiunto dell’Onu, già presidente della Finlandia (1994-2000), ha molto lavorato per la pace, come ormai tutti sanno. In Africa (indipendenza della Namibia, 1990) e in Asia (in Indonesia, soprattutto) il suo lavoro è stato prezioso e apprezzato. Nei Balcani assai meno: chiamato a trattare un accordo tra serbi e kosovari, elabora un piano che diventa la piattaforma diplomatica per l’indipendenza che il Kosovo proclama unilateralmente nel 2008. Molti Paesi la chiamano opera di pace, altri (per esempio, Russia e Serbia) la chiamano invece fregatura.
      Ma non c’è nulla di nuovo, in questo. Non tutti i Nobel per la Pace sono stati indiscutibili come il primo, quello assegnato nel 1901 a Jean Heny Dunant, fondatore della Croce Rossa (che come Comitato Internazionale della Croce Rossa sarà poi premiata anche nel 1917, 1944 e 1963 e come Lega delle Società della Croce Rossa nel 1963), o quelli più tardi conferiti ad Albert Schweizer (1952), a Martin Luther King (1964), a madre Teresa di Calcutta (19179) o a Nelson Mandela (1993).
      Il Premio, nel tempo, è andato a persone nobilissime ma che, dal punto di vista del contributo alla Pace mondiale, potevano anche essere discusse. Un esempio clamoroso: Andrej Sakharov,  premiato nel 1975. Straordinario difensore dei diritti civili nell’Urss negli anni Sessanta e Settanta, ma negli anni Quaranta uno dei “padri” della bomba atomica sovietica. Rispetto alla pace, quale delle due fasi produsse i maggiori effetti? Ancora: che dire di Jimmy Carter, Nobel nel 2002, diventato instancabile diplomatico dopo essere stato un presidente degli Usa mediamente guerrafondaio?
      La contraddizione emerge con particolare evidenza quando la giuria svedese si concentra sui politici. Direste che Yasser Arafat (Nobel nel 1994) è stato un promotore di pace? E che lo sono stati anche Menachem Begin (1978), Henry Kissinger (1973) o Le Duc Tho (1973)? A quanto pare, per avere il Nobel per la Pace basta siglare un trattato dopo aver a lungo combattuto, tramato e ucciso, come appunto dimostrano questi casi. Ma basta anche auspicare la pace, parlarne in termini alti e nobili e inefficaci. E’ il caso del riconoscimento a suo tempo andato a Frank Billings Kellog (1929) e a Nicholas Murray Butler (1931), per essere stati rispettivamente l’uno ideatore e l’altro promotore dei cosiddetto Patto Briand-Kellog, siglato a Parigi nel 1928. Il Patto fu ratificato da 63 nazioni e sapete che cosa prevedeva? La rinuncia alla guerra come strumento di risoluzione delle contese internazionali. Firmarono tutti, dagli Usa alla Germania, dalla Gran Bretagna all’Italia. L’ultima ratifica arrivò nel 1939, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale.
      L’altro ideatore del Patto, il ministro degli esteri francese Aristide Briand, aveva avuto il Nobel per la Pace già nel 1926 per essere stato uno degli ideatori (con il collega tedesco Stresemann, anch’egli premiato nel 1926) del Trattato di Locarno firmato nel 1925. Il Trattato diceva che eventuali dispute tra Francia e Germania sui confini fissati alla fine della Prima Guerra Mondiale sarebbero stati regolati in modo pacifico. Appunto…

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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