1.300.000.000 DI BOCCHE DA SFAMARE: VIVA LOMONG MA ESSERE CINESI E’ DURA

      C’è un tratto di genialità e di ingenuità, negli americani, che ogni tanto si mette in moto e che può destare solo ammirazione. Penso in questo caso alla decisione (presa dagli allenatori delle diverse squadre olimpiche di specialità, senza la mano dei burocrati dello sport) di far sfilare a Pechino, come portabandiera della selezione olimpica a stelle e strisce, Lopez Lomong, specialista dei 1.500 metri piani ma soprattutto ex profugo del Darfur. Un manifesto politico per alzata di mano, perché il Darfur, retto dal presidente Omar al Bashir, considerato colpevole di genocidio dal Tribunale Penale Internazionale, è uno dei regimi più efferati tra quelli appoggiati da Pechino.
      Ecco così serviti, con una decisione, semplice ma di enorme effetto simbolico, che l’Italia non avrebbe mai saputo prendere, tutti i politicanti che chiedevano agli atleti di fare ciò che loro non hanno avuto il coraggio di fare: boicottare i Giochi per protestare contro la mancanza di democrazia in Cina e contro la politica estera cinese, dalla Birmania allo Zimbabwe troppo disposta a collaborare con le peggiori dittature.
      Detto questo, e aggiunto tutto quanto di critico si può dire sulla Cina di oggi, comincio a sentire puzza di bruciato, ovvero di luogo comune e di retorica, nel fiume di editoriali sul tema “quant’è cattiva la Cina” che ci stanno accompagnando verso le Olimpiadi. Il sostegno agli “Stati canaglia” o ancor peggio che canaglia, tanto per cominciare, non è un’esclusiva della Cina. Vogliamo ricordare gli squadroni della morte finanziati e armati dagli americani in mezza America Latina negli anni Settanta e Ottanta, e le migliaia di morti che essi fecero sotto l’occhio benevolo dei “tecnici” inviati da Washington per assisterli? Più vicino a noi: la cordiale amicizia tra l’Italia di Bettino Craxi e quella del dittatore somalo Siad Barre?  E della Birmania, retta da un’orrida junta militare, sapete una cosa? La Cina conta per il 6,4% nel fatturato delle sue esportazioni, ma poco meno (5,6%) conta il democratico,civilizzato e molto comme il faut Giappone.
      C’è poi un altro fattore che non andrebbe dimenticato, non per trascurare le nefandezze del regime cinese ma per metterle in un contesto che renda comprensibile la situazione. Quella che Galli della Loggia, in prima sul Corriere della Sera, liquida sbrigativamente come “una casta chiusa e corrottissima”, si alza ogni mattina con l’obbligo di dar da mangiare a 1 miliardo e 300 milioni di persone. E da una ventina d’anni ci riesce sempre meglio, tanto che gli sponsor occidentali (e sponsor vuol dire industrie, vuol dire quella famosa classe imprenditoriale che i giornali come il Corriere ci additano a esempio permanente del meglio della nostra società) hanno fortissimamente voluto che i Giochi si tenessero a Pechino per agganciare quei 250 milioni di cinesi che già possono permettersi di acquistare le nostre merci.
La Cina ottiene tutto questo sfruttando i lavoratori, opprimendo le minoranze, appoggiando i dittatori, devastando la natura? Sì, è così. Dobbiamo protestare? Certo che dobbiamo. Ma se non vogliamo sembrare dei pinocchietti appena scesi da Marte, dobbiamo renderci conto della realtà, non solo dei desideri. Con la stessa presunzione abbiamo trattato la Russia uscita dal comunismo. Visto quant’è più grande e più potente e più organizzata la Cina, speriamo di non ottenere gli stessi risultati.  

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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