LASCIATEMELO DIRE: QUELL’HITCHENS E’ UN VERO FESSO

      Scusate, non è molto professionale ma lo devo dire. Io ho sempre avuto l’impressione che Christopher Hitchens, l’ateista preferito dalla stampa italiana dopo Piergiorgio Odifreddi, sia un emerito fesso. Un po’ per le cose che scrive ma soprattutto per l’atteggiamento generale. Uno di quelli che tiene il buon senso in gran dispetto, un giorno sì e uno no ti spiega che sì, tu la pensi così, ma solo perché sei un borghesuccio intriso di luoghi comuni, mentre lui… Uno che fa il polemista di mestiere (ma che mestiere è?) ma che si guarda bene dal polemizzare contro i veri luoghi comuni, che sono poi quelli che gli danno, e bene, da mangiare:  la religione è l’origine di tutti i mali, l’islam è un pericolo mortale, e via dicendo.
      Come ho detto, avevo l’impressione. Adesso ho, invece, la prova scientifica. L’ho trovata in prima pagina sul Corriere della Sera di oggi. Tra le tante sciocchezze di Hitchens, che trova pure grandi giornali disposti a pagarle a peso d’oro, ce n’è una dell’anno scorso. Il polemista professionista cercò di tracciare una distinzione tra le tecniche “dure” di interrogatorio, a suo dire lecite nella lotta al terrorismo, e le torture vere e proprie.
       E’ facile capire che dignità intellettuale possa avere uno che, dal divano del suo salotto a New York, pontifica su guerra, lotta al terrore e torture, tutte cose di cui ha sentito parlare da lontano. Per fortuna, il narcisismo di questa gente è tale che da portarla alla perdizione. Perché Hitchens, tra le pratiche accettabili, metteva anche il waterboarding, cioè quel sistema di interrogatorio per cui ti mettono a testa in giù, ti infilano un cappuccio sulla testa e poi te la inondano di acqua, finché ti manca il respiro e soffochi. Il principio è lo stesso dell’annegamento. A esso hanno ceduto fior di terroristi, addestrati nei più brutali campi del terrore islamico. Proprio per questo George Bush, che da Presidente qualche esperienza con i problemi della tortura l’ha pur fatta, ha messo il veto alla legge votata dal Congresso per vietarne la pratica, che risulta invece preziosa alla Cia.
       Il nostro Hitchens, convinto forse che i servizi segreti Usa siano fatti di femminucce o di borghesucci come noi, ha deciso di provare il waterboarding. Lo si vede nelle foto, con la camicia azzurra button down da vero intellettuale del Greenwich Village, tutto bagnato, cianotico. Dice la cronaca che per fermare l’esperimento il polemista professionista avrebbe dovuto gridare “red”, la parola più facile della lingua inglese. Stava così male che nemmeno quello è riuscito a dire. Adesso è convinto che provocare un annegamento artificiale, in effetti, è una tortura. Quelli di Vanity Fair Usa, maestri di giornalismo, ci hanno pure fatto il titolo: “Credetemi, questa è tortura”. Che pirla!

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top