GORBY, LENIN E IL SENSO DELLA POLITICA

      Chi non prova grande simpatia per Michail Gorbaciov? Chi non ammira, se non altro, la dignità con cui Gorby è entrato (1985) ed è infine uscito (1991) da un ciclone storico che avrebbe travolto chiunque? E’ sul suo intuito politico, piuttosto, che qualche volta è lecito dubitare, a partire da quando preferì rincorrere i dinosauri nostalgici dell’Urss (che poi cercarono di farlo fuori con il golpe del 1990) piuttosto che allearsi con i riformatori di Boris Eltsin, che poi gli prese il posto.
       Questo Gorbaciov, incredibilmente ingenuo per essere uno che fece carriera nella macchina pericolosa e spietata del Pcus, è riemerso nei giorni scorsi. Gorby, infatti, ha firmato un appello affinché la prigione di Butyrka, uno dei luoghi delle peggiori repressioni staliniane, venga trasformato in un museo-memoriale delle vittime. Fin qui, niente di strano: insieme con lui hanno firmato poeti come Evgenyj Etvushenko, registi come Aleksej German, scienziati come Vitalyj Ginsburg, premio Nobel per la Fisica. Gorby, però, è andato oltre: ha chiesto che venga rimossa la mummia di Lenin dal mausoleo della Piazza Rossa e che altrettanto si faccia con le 323 tombe addossate, dietro il Mausoleo, alle mura del Cremlino. Tombe di personaggi gloriosi, almeno ai tempi dell’Urss. Generali, scienziati, Premi Lenin e così via. Ma anche eroi dell’umanità come l’astronauta Jurij Gagarin.
       Spiace dirlo ma in questo momento un’idea politicamente più balorda e perdente di questa Gorby non poteva averla. A rimuovere le spoglie di Lenin ci provò per primo Boris Eltsin ma dovette desistere per l’opposizione dei comunisti, che a metà degli anni Novanta erano ancora in grado di correre per la presidenza. L’anno scorso anche Vladimir Putin fece un timido accenno alla questione della mummia, ma nulla più. Proporlo adesso è assolutamente perdente. Tanto per dire: all’uscita di Gorbaciov era presente Andrej Vorobjov, ex ministro della Sanità. E persino lui, che pure era lì per firmare a favore del museo-memoriale alle vittime della repressione, ha criticato Gorby.
       Nella Russia attuale, le memorie del passato sono un gioiello prezioso. Anche quelle sovietiche, sia pure con un atteggiamento schizofrenico: nessuno vuole “rivalutare” i massacri organizzati da Stalin, questo è sicuro; ma nessuno vuole svendere o cancellare il ricordo della potenza sovietica, anche se maturato al prezzo di decine di milioni di vittime innocenti. Tanto più in un periodo in cui la dirigenza del Cremlino è impegnata a rivendicare alla Russia un ruolo mondiale di potenza non solo militare e politica, come da tradizione, ma anche economica. Basta ripercorrere le dichiarazioni del presidente Dmitrij Medvedev al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo. Quindi, una pacca sulla spalla a Gorbaciov ma anche una domanda: lui, che conosceva così bene l’Urss, riconosce ancora la Russia?

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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