PERO’, BUSH HA SCOPERTO ISRAELE…

   George Bush, presidente degli Stati Uniti e leader che molto si è impegnato per diffondere la democrazia in Medio Oriente, ha fatto la sua prima visita in Israele nel gennaio del 2008, ovvero: dopo quasi otto anni di presidenza e all’inizio del suo ultimo anno (neppure intero) alla Casa Bianca.

    Sarà forse per questo che quando va in Israele (il viaggio di questi giorni, appunto il secondo, è dedicato ai 60 anni dello Stato ebraico) Bush parla quasi solo… dell’Iran. Ok, sappiamo tutti che Mahmud Ahmadinejad da Teheran un giorno sì e uno no invoca la sparizione di Israele, anzi, l’annuncia come prossima e certa. Sappiamo anche che l’Iran non ha la minima possibilità, e nemmeno la convenienza, di attaccare Israele con armi nucleari per una lunga serie di ragioni (per dire: Israele attaccherà l’Iran assai prima che quelle armi siano pronte; Israele ha già la bomba atomica e potrebbe quindi radere al suolo Teheran un minuto dopo essere stata attaccata; se non lo facesse Israele, la rappresaglia atomica arriverebbe certo dagli Usa, e così via), e che nonostante questo l’Iran resta un pericolo per la sicurezza dello Stato ebraico e per la pace in Medio Oriente per le iniziative che può intraprendere attraverso Hamas (Gaza) e Hezbollah (Libano).

    Ma è comunque strano che il Presidentissimo texano spenda interi discorsi sull’Iran e poche parole sui palestinesi (che sono, peraltro, il 16% della popolazione di Israele) che sono, fuor di ogni dubbio, la questione più immediata per la sicurezza, la tranquillità e il benessere di Israele. Ognuno può vederla come vuole. La mia tesi è questa: il comportamento di Bush è perfettamente in linea con le caratteristiche della sua amministrazione. Che sul Medio Oriente ha sempre mostrato due precise caratteristiche.

    Da un lato, la formidabile ignoranza. E’ chiaro ed evidente che i consiglieri di Bush (molti dei quali, peraltro, già inghiottiti da quella che una volta si definiva la “pattumiera della storia”: ve lo ricordate Paul Wolfowitz, per due o tre anni idolo dei neocon all’amatriciana, quello che fu viceministro alla Difesa con Donald Rumsfeld, altro genio, e poi si fece cacciare dalla Banca Mondiale, di cui era presidente, per aver promosso l’amante?) di Medio Oriente sanno poco e capiscono meno. Qualcuno sa segnalare un solo risultato diplomatico, da queste parti, della tanto celebrata Condoleezza Rice?

   Dall’altro, la convinzione che tra palestinesi e israeliani è meglio non mettere il dito. Non per nulla l’attuale premier israeliano Ehud Olmert, nel gennaio scorso, elogiò Bush come il presidente Usa che “più costantemente e fattivamente si era battuto a fianco di Israele”. Proprio per quello: perché Bush non aveva fatto assolutamente nulla.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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