WALZER SERBO TRA UE, RUSSIA E KOSOVO

    Sulla Serbia: dicono che la vittoria del Partito Democratico di Boris Tadic (39% alle elezioni politiche) sia anche una vittoria dell’Europa, una sconfitta della Russia (e con essa degli ultranazionalisti serbi di Tomislav Nikolic, 28,6%) e, più in generale, una buona ragione per tirare un sospiro di sollievo.

Qualche grano di saggezza in tutto questo c’è. Ma guai a sopravvalutarlo. Vediamo il capitolo Europa: tutti i Paesi dell’ex “Europa dell’Est” hanno fatto carte false per entrare nell’Unione Europea, figuriamoci se poteva fare eccezione la Serbia che ha l’Europa alle porte ed è in pratica circondata da Paesi Ue. Se qualche testone facesse ancora fatica a capirlo (o l’avesse fatta in passato…), l’Europa è un approdo che fa gola a tutti perché tutti coloro che vi sono entrati (tutti senza eccezioni) hanno da essa cavato vantaggi.

    Anche con qualche furbizia, come nel caso della Polonia (appena dentro si è messa a fare il vassallo degli Usa con i suoi gemelli Kaczynski) o della Bulgaria (che nei mesi scorsi ha siglato con la Russia un accordo per il passaggio di un gasdotto concorrente di quello finanziato con fondi europei). E qui si apre il secondo capitolo: chi ci dice che la Serbia, una volta entrata nella Ue, non faccia qualche giochino dello stesso tipo? Forse non si è ben valutato l’impatto sull’opinione pubblica serba della questione del Kosovo. Per fare un paragone, è come se all’Italia avessero tolto la città di Roma, o la Toscana, o l’Umbria. Se fate in giro in Kosovo, lo vedete costellato di monasteri ortodossi, che non a caso gli autonomisti cercano da tempo di distruggere. Il punto è che non vedrete altro, laggiù. Ed è in Kosovo che la nazione serba, sacrificando le migliori generazioni nella battaglia di  Kosovo Polje (1389) contro le armate islamiche turche, ha costruito la propria identità nazionale.

   Proprio per questo anche Tadic ha fermamente escluso di poter riconoscere l’indipendenza del Kosovo. E come lui i nazionalisti di Nikolic, i socialisti degli orfani di Milosevic (8%), i conservatori di Kostunica (11%): alla somma, siamo quasi al 90% dello spettro elettorale. Qui l’Europa dovrà giocare di fino, se vorrà disinnescare la mina Kosovo, che prima o poi tornerà a farsi sentire. In altre parole, se continuerà a proporre rozzamente il baratto “ingresso nella Ue in cambio del riconoscimento del Kosovo”, andrà a sbattere, perché l’affronto subito non sarà mai dimenticato dai serbi. E dunque sarà inevitabile triangolare con la Russia, che ha un forte ascendente (anche economico) sulla Serbia ma ha a propria volta bisogno dei buoni rapporti che la legano all’Europa, il suo miglior cliente nel settore del gas e del petrolio. Certo, alla Ue servirebbe una politica estera. Ma ancora una volta, appunto con l’indipendenza del Kosovo, non ha fatto altro che assistere alle iniziative altrui. Nel caso specifico, quelle degli Usa.  

Per Presidenza della Repubblica Serba  http://www.narodnakancelarija.srbija.yu/

Per Tomislav Nikolic       http://srs.org.yu/svimsrcem/ 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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