PERCHE’ PUTIN CHIAMA PRODI E NON CHIAMA TREMONTI

     Dunque. Vladimir Putin è un autocrate (è così che dicono, no?) ma quando si tratta di iniziative strategiche della Russia preferisce i democratici. Si lustra gli occhi con le ballerine del Bagaglino gentilmente offerte da Silvio Berlusconi ma per dirigere il gasdotto South Stream avrebbe voluto Romano Prodi. Allo stesso modo, va d’accordo con Angela Merkel, che l’ha aiutato a respingere le candidature di Georgia e Ucraina alla Nato, ma per il gasdotto North Stream preferì arruolare il socialdemocratico Gerhard Schroeder.

     Può essere solo un caso, una combinazione? Secondo me, no. Molto c’entra, ovviamente, il valore personale degli uomini citati. Sia Schroeder sia Prodi sono stati per molti anni ai vertici della grande politica nazionale e internazionale. Le loro capacità non possono essere discusse. Ma, tanto per dirne una, perché Putin non ha provato a chiamare Giulio Tremonti, che nei due anni appena trascorsi non ha avuto incarichi di Governo? Perché, magari scendendo un po’ di livello, non uno degli economisti di centro-destra così bravi nel tiro alle tasse e nella difesa del liberismo? E’ di loro, in fondo, che Putin dovrebbe essere amico. E’ a loro che dovrebbe, almeno secondo la vulgata italica, sentirsi idealmente vicino. Invece no: prima Schroeder poi Prodi.

     La ragione, secondo me, è una sola: dei politici e degli economisti di centro-destra, italiani o tedeschi che siano, Vladimir Putin non si fida. E le ragioni di questa sfiducia sono chiaramente politiche. Il gasdotto North Stream, che dovrebbe entrare in funzione nel 2010, trova ragion d’essere nel fatto che il suo tracciato, in larga parte sottomarino, evita con cura i Paesi Baltici e la Polonia, che la Russia considera “ostili” non tanto per i trascorsi storici ma per la loro ostentata fedeltà agli Usa e alla Nato, che proprio in Polonia costruisce parte della difesa antimissile che irrita il Cremlino. Lo stesso si può dire per il gasdotto South Stream (pronto per il 2013), la cui importanza geopolitica sta nel fatto che evita l’Ucraina, altro Paese che aspira a entrare nella Nato, che ha rapporti tesi con la Russia e che è una specie di “posto di blocco” per lo scorrimento del gas russo verso l’Europa occidentale. In breve: il centro-destra tedesco e quello italiano sono troppo filo-americani, troppo succubi di Washington perché Mosca possa pensare di affidar loro ruoli così importanti come quelli legati ai gasdotti.

     Ma c’è un’altra ragione di sfiducia ed è il rapporto con l’Europa. Il centro-destra italiano e quello tedesco (per non parlare di quello polacco) sono euro-scettici da sempre. Il nostro, in particolare, ha passato anni a minare il progresso delle istituzioni comunitarie, con un livello di ostilità simile solo a quello dei gemelli polacchi Kaczynski. Putin, al contrario, vuole coltivare buone relazioni con l’Europa, che dal gas russo dipende per il 30% dei propri consumi. La dipendenza, però, è reciproca: un po’ perché l’Europa paga subito e bene, insomma è un ottimo cliente per la Russia; un po’ perché l’Europa, come si è visto nel caso del dibattito su Georgia e Ucraina nella Nato, in certi casi e su certe questioni può affiancare la Russia e sostenerla; molto perché sia all’uno che all’altro scopo è necessario che l’Europa sia il più possibile coesa, unita, solida. Tutto il contrario, insomma, di quanto ha fatto il centro-destra europeo in questi ultimi anni.

http://en.wikipedia.org/wiki/Nord_Stream              http://en.wikipedia.org/wiki/South_Stream

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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