AL QAEDA COME NOI: BLOGGER

     Innegabile, una certa logica c’è. Voglio dire: se ospita i traffici dei pedofili, le manie dei settanti, i deliri di chi vuole costruire una bomba in garage, perché internet non dovrebbe diffondere anche gli sproloqui di terroristi come Ayman al Zawahiri, il “numero due” di Al Qaeda, l’erede di Binladen, l’uomo che forse ha già messo da parte lo sceicco attentatore? Tanto più che tra internet e  la struttura di Al Qaeda, come ampiamente studiato dagli esperti Usa dell’antiterrorismo, c’è una forte e non casuale analogia. Entrambe “leggere”, parcellizzate, costruite a rete, capaci di resistere se un anello viene spezzato, pronte a rigenerare la continuità perduta: nel gennaio 2008, per fare un esempio, in Gran Bretagna si diffuse un certo allarme a proposito di alcuni siti internet che, secondo i servizi segreti, costituivano la finestra informatica di Al Qaeda sul Paese. Non tutti sanno, inoltre, che Al Qaeda non vuol dire tanto “la base” ma piuttosto “la banca dati”, il database, perché così la concepì Binladen quando la sua lotta era indirizzata contro i russi: più che un gruppo combattente, una rete di appoggio informativo e logistico ai guerriglieri afghani.
     Detto questo, fa pur sempre impressione vedere Al Zawahiri che chatta, affronta le Faq (Frequently asked questions, le domande più comuni) sul terrorismo di 900 internauti, gestisce un forum e dialoga con una community che, nel suo genere, ha tratti simili a quella di chi va a pesca o fa collezione di francobolli: di volta in volta noiosa (“Ho già risposto ma visto che me lo chiedete ci torno sopra”), indisciplinata (ecco allora la polemica con Hamas sulla Palestina), lunatica (“L’Iran vuole insabbiare il suo coinvolgimento con gli Americani”), indolente (“Vi esorto ad andare verso i campi di battaglia del Jihad”).
      E’ possibile da tutto questo trarre una conclusione che non sia solo quella di una naturale, quasi spontanea, collusione tra il più moderno dei mezzi di comunicazione e la più primitiva (in pratica: ammazzatene più che potete) delle dottrine politiche? Di certo l’exploit comunicativo di Al Zawahiri segnala l’intima contraddizione che segna tanto mondo islamico, intrigato dalle conquiste tecniche e tecnologiche dell’Occidente ma timoroso di fronte alle premesse (per dirne una: la democrazia e gli spazi di libertà che essa offre alla ricerca e alla sperimentazione) che le rendono poi possibili. Al Zawahiri riconosce la potenza di internet ma non quella della società (l’America) che non a caso ha concepito e realizzato la rete. Proprio per questo è finito su una montagna a chiedere ad altri di sparare ai “crociati”. Da non trascurare il “chiedere ad altri”: Binladen e Al Zawahiri stanno diventando dei banali predicatori di violenza da internet, perché il loro potenziale operativo è stato pian piano ridotto.
      In una prospettiva di lungo periodo questo è tranquillizzante. Ma nel breve e nel medio? Spuntano quindi altre domande: come può essere che, dopo sette anni di caccia all’uomo, un terrorista come lui si senta così al sicuro da mettersi a chattare? Intercettare la rete è difficile ma non impossibile. Escluderemmo altresì che il medico egiziano sia diventato anche blogger, cioè capace di gestire un sito, per di più complesso. Quindi ha dei complici. Perché nessuno riesce a infiltrare il suo gruppo? Domanda successiva: se non è l’uomo più fortunato del mondo (e come lui Binladen), chi lo protegge? Per sfuggire a una caccia di proporzioni mondiali non basta certo l’aiuto dei montanari del Khyber Pass. Quale Paese, dunque, fa il doppio gioco?

Pubblicato su Avvenire del 24 aprile 2008     http://www.avvenire.it
   
 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top