IRAQ, PETROLIO E DOLLARI IN FUMO

   Altre nuove dall’Iraq. O, per meglio dire, dall’America che suo malgrado si occupa di Iraq. Carl Levin, senatore democratico del Michigan, e John Warner, senatore repubblicano della Virginia, nella loro qualità di membri della Commissione per le Forze Armate del Senato, hanno chiesto ufficialmente al Governo Usa un rapporto dettagliato su come il Governo dell’Iraq sta investendo i proventi dell’estrazione e della vendita del petrolio. Nella loro lettera, i due senatori prevedono che, a causa della costante crescita del prezzo del petrolio (ieri quotato 108 dollari a barile alla Borsa di New York), nel 2008 l’Iraq finirà per incassare 56 miliardi di dollari e fanno notare che finora gli Stati Uniti hanno speso oltre 50 miliardi di dollari in un’opera di ricostruzione che ha dato, per usare un eufemismo, modesti risultati.
    Levin e Warner hanno inviato la loro richiesta di chiarimenti a David Walker, responsabile del US Government Accountability Office (la suprema istanza dell’amministrazione governativa), che è incaricato di un’opera di supervisione dell’amministrazione irachena. E’ lo stesso ufficio che ha calcolato dati sconfortanti: nel 2006 il governo iracheno ha speso per la ricostruzione solo il 22% degli incassi del petrolio; e fino ad agosto 2007 (l’ultimo dato disponibile) la quota investita in opera di utilità sociale era solo del 4,4%. Tutto questo in un Paese in cui il 30% della popolazione non ha accesso ad acqua pulita e quasi il 50% dei bambini non riesce ad andare a scuola. Nella loro lettera i due senatori si sono detti sicuri che “negli ultimi cinque anni sia toccato soprattutto ai contribuenti americani fornire il denaro necessario alla ricostruzione, mentre l’Iraq incassa miliardi di dollari in proventi petroliferi che sono poi finiti nelle casse di banche non irachene”.
   Conclusione: Levin e Warner vogliono sapere quanti miliardi di dollari abbia generato il commercio del petrolio iracheno nel periodo 2003-2007 e soprattutto “quanto denaro abbia depositato il Governo iracheno, in quali banche e in quali Paesi”. Se qualcuno non avesse capito, Levin e Warner hanno il sospetto che i politici iracheni abbiano fatto ciò che faceva già Saddam: vendere il petrolio di straforo e mettersi in tasca i quattrini.
 

http://www.brookings.edu/saban.aspx

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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